Punto buttato con l’Atalanta. Al Cagliari era già successo con Spezia e Sassuolo. E ancora all’ultimo minuto quando sembrava fatta.
Il Cagliari è quindi costretto a vincere venerdì con il Torino, quello che il mister ha già chiamato spareggio. Con tutto quello che, nel bene e nel male, tensione e aspettative possono comportare. Lì si deciderà tutto, probabilmente anche la permanenza del tecnico alla guida del Cagliari. Il guaio per i rossoblù è che per ora non si vedono altre squadre che potrebbero essere coinvolte nella lotta per non retrocedere.
Sfida a quattro per un posto
Dopo il Torino la più vicina è la Fiorentina. Che però è a sette punti. Le altre (Benevento, Spezia, Udinese, Bologna) sono a più nove, il Genoa addirittura a più dieci. Insomma a questo punto è sfida a quattro per un solo posto che assicurerà la salvezza. Il Cagliari, dalla partita con la Fiorentina successiva al grave tracollo interno con il Benevento, ha cambiato pelle: squadra guardinga, concentrata per quasi tutta la partita. Più attenta a difendersi che a creare. La conseguenza è che non prende imbarcate, ma allo stesso tempo non riesce a segnare. E un gol, decisivo, lo prende sempre. È successo ad esempio nella partite più alla portata come quelle con Fiorentina, Genoa e Sassuolo. Ed è successo anche con Milan, Lazio e Atalanta.
Crisi in attacco. Con le punte che non segnano più di una vita. Ieri Simeone si è fatto notare, anche generosamente, per i suoi tentativi di “sporcare” la partenza della manovra avversaria. Mentre Pavoletti, entrato anche bene in partita, ha combattuto più che altro nelle mischie a centrocampo sui rilanci della difesa e nella sua area sui corner dell’Atalanta. Simeone, che pure ha realizzato cinque gol, non segna più da tre mesi e mezzo. Pavoletti invece si è fermato al gol con lo Spezia (29 novembre) finito in parità con un altro gol beffa all’ultimo secondo.