“Gli utenti devono proteggere la propria privacy ed essere più responsabili” dichiara il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
Le piattaforme devono assicurare le garanzie per la privacy e la rimozione dei contenuti illeciti (hate speech, revenge porn, diffamazione ecc.). La cui diffusione virale è spesso fonte di pregiudizi gravissimi, talora persino fatali, per adolescenti e adulti.
In una delle sue prime dichiarazioni il Presidente ha sostenuto che avrebbe portato avanti una visione per cui la tecnologia è governata dall’uomo e non viceversa. “In pratica come sta lavorando l’Autorità che Lei presiede al fine di incentivare questo valore nella tutela della privacy?”
Rispetto alla monetizzazione dei dati collegata alla remunerazione del consenso al trattamento, quali saranno secondo lei le sfide più importanti per i prossimi anni?
La diffusione dello schema negoziale servizi-contro dati non deve indurci a sottovalutare i rischi, individuali e sociali, propri del fenomeno della monetizzazione del consenso. In gioco vi sono la libertà individuale – che non può divenire oggetto di scambio negoziale. Ma anche la privacy non può essere un privilegio negato a quanti siano disposti a cedere, per necessità, quei frammenti preziosissimi di sé che sono i propri dati.
Maggiore necessità di responsabilizzazione nel social. Come si sta evolvendo la situazione?
Le piattaforme. devono assicurare, infatti, le garanzie privacy necessarie e la rimozione dei contenuti illeciti (hate speech, revenge porn, diffamazione ecc.). La cui diffusione virale è spesso fonte di pregiudizi gravissimi, talora persino fatali, per adolescenti e adulti. Una maggiore responsabilizzazione delle piattaforme deriverà, ma non certo nell’immediato, dall’approvazione del Digital Services Act.
Dopo lo scandalo della morte della bambina di 10 anni a causa di Tik Tok, avete vietato l’utilizzo di dati di utenti di cui non sia stata accertata la reale età anagrafica. Come saprà è molto semplice aggirare queste piattaforme, su Facebook ci sono ventenni che risultano settantenni perché inseriscono dati fasulli. Come farete concretamente a verificare l’età anagrafica degli iscritti?
Credo che il provvedimento su Tik Tok abbia determinato una presa di coscienza importante, da parte dei social. Quindi è necessario garantire sistemi di age verification affidabili. Il Garante vigilerà sulle garanzie accordate da ciascuna delle soluzioni adottate, ricorrendo a test empirici di eludibilità e a valutazioni tecniche rigorose.
Un provvedimento che potrebbe essere adottato anche ad altri social network?
Il Garante ha già esteso i propri controlli ai maggiori social network, ricevendo dichiarazioni di impegno alla collaborazione e all’individuazione delle soluzioni per rendere la rete un ambiente migliore. Credo che sia questo l’atteggiamento corretto: l’ “umanità” (come non violenza, inclusività, non discriminatorietà) della rete è un bene comune, cui non si può rinunciare.
Secondo il suo punto di vista, la responsabilità dei danni subiti dai minori è dei genitori che non limitano l’utilizzo di tali piattaforme o dei gestori delle stesse?
Distinguiamo: le piattaforme rispondono degli obblighi, in capo a loro gravanti, di trasparenza e rimozione di contenuti illeciti loro segnalati. I genitori rispondono, tuttavia, dell’assenza di vigilanza sul minore e dell’omessa educazione all’uso di uno strumento, così potente, che mettono nelle loro mani.
La conferma della lettura delle condizioni di utilizzo prima di accedere ad una piattaforma social o programma. E’ un metodo realmente affidabile e garantista?
Andrebbe valorizzato il carattere comprensibile delle informative senza il quale, appunto, il consenso viene privato della sua vera natura di manifestazione di volontà tanto libera quanto consapevole.
C’è chi dice che le istituzioni potrebbero proporre forme di comunicazione riguardo i rischi concreti dei social, attraverso le piattaforme stesse. Magari utilizzando alcuni dei personaggi più di spicco, i “più seguiti”. E’ necessario che si parli ai giovani con il loro stesso linguaggio. Che cosa ne pensa?
L’esigenza di trasparenza del trattamento è ancor più determinante rispetto ai minori e all’uso che essi fanno dei social. I ragazzi devono comprendere la reale portata di ogni click e le implicazioni del loro comportamento on-line. Le modalità per farlo possono essere le più varie, anche con l’intermediazione dei loro “idoli”: sarebbe un bell’esempio di uso “socialmente utile” della notorietà.
Il Consiglio dell’Unione europea ha dato il suo mandato per la revisione delle norme sulla protezione della privacy e della riservatezza nell’uso dei servizi di comunicazione elettronica. Che tempi prevede e cosa auspica su questo versante?
Più che prevedere tempi brevi per la conclusione del procedimento legislativo, posso auspicarli vivamente, essendo ormai indifferibile l’introduzione di quest’importante tassello nel quadro regolatorio complessivo del digitale.