Al Tribunale di Cagliari il pm si esprime di nuovo a favore dell’archiviazione del caso. A Foras e i legali dell’accusa non si arrendono.
Il pm di Cagliari, Emanuele Secci, ha nuovamente rischiesto l‘archiviazione dell’indagine per inquinamento e disastro ambientale nell’area del poligono di Teulada.
Il magistrato Alessandra Tedde ha ripetuto che non sono emersi elementi sufficienti a sostenere un processo. La Tedde, che per sette anni ha indagato sulle morti nell’area della base militare e sull’inquinamento, riadisce che manca il nesso di causalità tra le esercitazioni e le morti per neoplasie. E allo stesso modo mancherebbero – sia in fatto che in diritto – gli elementi per reggere un’ipotesi di disastro ambientale.
La storia del processo
L’indagine era nata nel 2012 quando una ventina di residenti aveva presentato alcuni esposti segnalando l’insorgenza di alcune patologie, come il linfoma di Hodgkin e alcune neoplasie che sarebbero potute essere ricondotte all’inquinamento causato dalla presenza del poligono.
In realtà, la parte legata all’ipotesi di omicidio colposo era stata stralciata e quasi subito archiviata per l’impossibilità di dimostrare, come detto, un nesso causale tra decessi e insorgenza delle patologie, ma era rimasta in piedi l’ipotesi di disastro ambientale. Anche su questo, poi, le consulenze degli esperti della Procura non hanno evidenziato gli estremi del reato.
La reazione di A Foras
Di seguito una dichiarazione di A Foras – contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna in merito all’udienza preliminare del processo sul Poligono di Teulada.
“Trenta giorni per decidere. Questo l’esito dell’udienza tenutasi stamattina presso il Tribunale di Cagliari“. Il “Giudice per le indagini preliminari […] sceglierà entro un mese se rinviare a giudizio i 5 generali indagati per le esercitazioni a Teulada o archiviare le loro posizioni, come richiesto dalla Procura“.
“I reati ipotizzati nel fascicolo del Pm cagliaritano Emanuele Secci sono quelli di omicidio colposo, lesioni gravi in concorso e disastro ambientale. Nel registro degli indagati figurano cinque generali. Si tratta dei capi di stato maggiore Giuseppe Valotto, Claudio Graziano, Danilo Errico, Domenico Rossi e Sandro Santroni che tra il 2009 al 2015 si sono succeduti alla guida dell’esercito italiano“.
“Oggi le parti offese, rappresentate dagli avvocati Giacomo Doglio, Roberto Peara, Gianfranco Sollai e Caterina Usala si sono opposte con vigore all’archiviazione“. L’azione è portata avanti “in nome delle decine di teuladini che hanno firmato gli esposti che hanno dato il via alle indagini della Procura“.
Le indagini hanno confermato il “disastro, sociale sanitario e ambientale, ma […] si fermano un attimo prima di individuare i responsabili, tanto che il pubblico ministero chiede di non dare avvio al processo“.