Repubblica dà conto di uno studio su Lancet in cui si consiglia anche la dose unica – ma solo in emergenza. Positivi i riscontri ritardando la seconda dose.
Il quotidiano La Repubblica ha riportato gli incoraggianti risultati di una ricerca inglese sull’efficacia del vaccino di Oxford AstraZeneca. Pare infatti che raddoppiando da sei settimane a tre mesi il tempo tra la prima dose e la seconda, l’efficacia dell’immunizzazione aumenti nettamente.
Questo potrebbe permettere di vaccinare più velocemente un maggior numero di persone (gli Stati avrebbero più tempo per ottenere nuove dosi). Inoltre, si renderebbe più efficace l’immunizzazione della popolazione.
I dettagli della ricerca
Uno studio su Lancet appena uscito – condotto su 17.178 partecipanti – ha mostrato come basti allungare a tre mesi l’intervallo tra la prima e la seconda dose per passare da circa il 55% dell’intervallo di 6 settimane all’81% di efficacia.
In più, una singola dose di vaccino è altamente efficace nei primi tre mesi (76% di efficacia a partire dal ventiduesimo giorno dalla vaccinazione).
Lo studio ha anche confermato l’efficacia del vaccino a due dosi standard contro la malattia sintomatica. Nessun decesso o ospedalizzazione tra chi ha ricevuto il vaccino dal 22esimo giorno dalla prima dose (contro i 15 casi di ospedalizzazione del gruppo di controllo).
Secondo gli autori lo studio è un’ulteriore conferma alla politica di ritardare gli intervalli tra le dosi che si sta attuando in Gran Bretagna, in linea con le nuove raccomandazioni dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità.
Quello contro il Covid, del resto, non sarebbe il primo caso: anche altri vaccini. come quello per influenza, Ebola e malaria, danno protezione maggiore e risposta immunitaria più forte dopo un intervallo più lungo tra le dosi.
Non solo immunità: vaccinarsi rende anche meno contagiosi
In ultimo, il vaccino riduce la trasmissione del contagio? Gli autori stimano che una singola dose possa ridurlo del 64%, due dosi del 50%: l’effetto delle due dosi appare minore perché ci sono più casi asintomatici inclusi in qesta parte dello studio e l’efficacia del vaccino contro gli asintomatici è minore. “Abbiamo visto una riduzione di tutti casi di positività, cosa che indica che il vaccino può ridurre le infezioni”, ha commentato Pollard.