Secondo semestre: proseguono le lezioni a distanza sulla piattaforma Microsoft Teams.
L’Università degli Studi di Sassari, di fronte al persistere ed all’attuale evoluzione del problema epidemico COVID-19, ha deciso di adottare un approccio strategico proattivo e non reattivo, basato su una attenta programmazione e definizione di dettagli operativi, funzionali ad un metodo di risk assessment e adaptation ed alle raccomandazioni nazionali ed internazionali derivanti dalla migliore e più aggiornata evidenza scientifica: interventi di prevenzione primaria, contenimento e mitigazione associati ad attività di informazione e formazione.
Per l’inizio del secondo semestre del presente anno accademico si dispone che tutti gli studenti frequentino le lezioni a distanza mediante piattaforma Microsoft Teams.
Sulla base dell’incertezza epidemiologica descritta nell’analisi di contesto considerata non sono disposte attività didattiche frontali, ivi inclusa quella in modalità mista.
Sarà permesso il ritorno in presenza per gli studenti che dovranno svolgere attività di tirocinio ed esercitazioni propedeutiche al conseguimento del titolo di laurea.
L’Università di Sassari
L’Università degli Studi di Sassari è una università statale italiana.
È il 1562 l’anno che segna l’inizio delle prime lezioni dello Studio Generale gesuitico a Sassari: da quel momento, in pochi decenni lo Studio si espanse e acquisì la nomina di Università regia sarda nel 1617, per volere di Filippo III, dietro insistenza dei gesuiti, della Municipalità e dell’arcivescovo Antonio Canopolo.
Storia
La nascita dell’Ateneo è legata alla figura di Alessio Fontana, che nel 1558 lasciò i suoi beni alla municipalità per l’istituzione di un collegio di studi affidato alla Compagnia di Gesù, i cui corsi presero avvio nel 1562. Nel 1612 una bolla pontificia accordò ai gesuiti il conferimento dei gradi accademici in filosofia e teologia, mentre il 9 febbraio 1617, re Filippo III concesse, soltanto per le facoltà filosofia e teologia, lo statuto di università di diritto regio.
Un passo successivo avvenne nel 1632, allorquando una carta reale permise di concedere i gradi in diritto e medicina; l’ateneo fu, infine, restaurato nel 1765 in ottemperanza alle riforme volute dal governo sabaudo. Un secondo fondatore fu Antonio Canopolo, che dotò l’Ateneo di nuove aule, della maestosa Aula Magna e di numerose elargizioni in denaro. Il suo stemma è ancora visibile nell’atrio d’ingresso.
Nel 1765 approvarono un regolamento interno con il riconoscimento di quattro facoltà: Filosofia ed Arti, Teologia, Giurisprudenza e Medicina; con uno scambio culturale vennero trapiantati docenti piemontesi avviando l’ateneo sassarese verso una cultura europea e ampliando la ricerca scientifica. La “restaurazione” del governo sabaudo, avviò la ricerca dei problemi della Sardegna, valorizzando le potenzialità culturali ed economiche dell’isola.
Nel 1877 l’ateneo sassarese venne parificato a quelle secondarie, aprendo così un nuovo ciclo di rinnovamento. Verso gli inizi del Novecento l’ateneo conobbe un nuovo fermento culturale, con l’introduzione della cultura positivistica nel campo della medicina, delle scienze e del diritto. Nel primo triennio del Novecento, grazie all’attuazione del “sistema universitario nazionale”, istituirono le nuove facoltà di Farmacia e Medicina Veterinaria e, nel 1950, la facoltà di Agraria pone le basi per una rinascita economica e sociale della Sardegna.