Il presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri chiede decisione al governo. Critiche al modello europeo e al “pasticcio AstraZeneca”.
Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, è intervenuto a ‘Timeline’ su Sky Tg24, sul tema Covid. Il 92enne scienziato e farmacologo italiano ha lodato l’applicazione del popolo italiano, e ha criticato le imperfezioni del piano vaccinale europeo, soprattutto “il pasticcio AstraZeneca”.
“Il governo deve parlare chiaro sui rischi. Gli italiani sono molto bravi a seguire le norme precauzionali”
Garattini chiede al governo più risolutezza e meno illusioni nella comunicazione verso la popolazione. “Il Governo sia chiaro e faccia capire alla gente che, se non si osservano le regole, avremo un altro lockdown”, dichiara. “Dobbiamo rendere tutti partecipi di questo problema: o si sta attenti o si chiude di nuovo”.
“Esiste molta diffusione di questo virus”, ha sottolineato. La cosa più importante che dobbiamo fare, e che la popolazione in generale non sta facendo, è prendere le precauzioni con la mascherina, mantenere la distanza. Se non si fa questo continueremo ad avere problemi, dovremo di nuovo chiudere tutto, perché” il Covid “sarà così diffuso che non basterà chiudere solo alcuni paesi o luoghi”.
“Altrove migliori piani vaccinali. AstraZeneca ha fatto il pasticcio”
Sui vaccini Garattini è critico: “In Israele hanno vaccinato quasi il 90%, in Serbia il 12%, in Inghilterra il 20%. Dobbiamo ammettere, come ha fatto la presidente dell’Ue Von der Leyen, che abbiamo fatto degli errori”.
“Siamo in grave ritardo rispetto a quello che avremmo potuto fare se avessimo prenotato in tempo le dosi necessari. Gli altri le dosi le hanno e noi no, questo è il vero problema”, ha evidenziato Garattini.
“Il pasticcio lo ha fatto AstraZeneca, perché ha detto in prima istanza che il vaccino era attivo per il 60%. Dopo ci sono stati altri dati che hanno confermato la sua efficacia. Il ritardo esiste perché nel piano di vaccinazione del 2020 i primi 40 milioni di dosi dovevano arrivare nei primi 2 trimestri”, aggiunge il farmacologo.
“Oggi se arriveranno, ma già annunciano dei ritardi, arriveranno il secondo e il terzo trimestre. Questa è quindi una situazione che non ci permette di fare tutto quello che vorremmo fare” conclude.