I pipistrelli ospitano la maggior parte dei patogeni che possono colpire l’uomo ma hanno la capacità straordinaria di conviverci senza ammalarsi grazie ad un sistema immunitario speciale. Dal loro studio la possibilità di evitare le zoonosi e sviluppare nuove terapie
I pipistrelli sono indicati come origine del virus SARS-CoV-2, causa della pandemia Covid-19 che sta colpendo tutto il mondo, causando moltissime vittime. Al riguardo si ritiene necessario chiarire la relazione tra la presenza di chirotteri e il rischio di trasmissione di questo virus.
Il virus non è isolato nei pipistrelli. Tuttavia, studi recenti hanno evidenziato una forte similitudine (96%) tra il genoma del SARS-CoV-2 e quello di coronavirus SARS-like presenti in pipistrelli rinolofidi cinesi. Si evidenzia che i coronavirus costituiscono un gruppo assai diverso presente in uccelli e mammiferi.
Il nome coronavirus deriva dalla presenza di strutture superficiali acuminate (peplomeri) dotate di glicoproteine spike. Queste si legano ai recettori cellulari dell’ospite che è infettato con un meccanismo tipo chiave-serratura, che richiede cioè specificità strutturale. Le glicoproteine di superficie dei coronavirus SARS-like presenti nei pipistrelli non hanno la capacità di legarsi efficacemente ai recettori posti sulla superficie delle cellule umane. Fatto che rende, sulla scorta delle migliori conoscenze, queste forme virali innocue per l’uomo. Sulla base di queste considerazioni, si ritiene che il passaggio diretto dal pipistrello all’uomo non possa provocare alcuna patologia in quest’ultimo.
Escluso il salto diretto dal pipistrello all’uomo
Il salto dall’animale all’uomo, ha perciò implicato una modifica di tali strutture che sono così divenute compatibili con le cellule umane. Tale modifica è plausibilmente avvenuta all’interno di un ospite intermedio appartenente ad un’altra specie, con ogni probabilità attraverso il pangolino. Forme virali presenti in pangolini importati illegalmente in Cina sono risultate vicine al nuovo coronavirus. Il pangolino è ampiamente utilizzato a scopo alimentare e nella farmacopea tradizionale di quel Paese, fatto che spiega le modalità di passaggio dall’animale all’uomo. I coronavirus isolati nei pangolini sequestrati appartengono a due varianti, i cui genomi sono molto simili a quello di SARS-CoV-2. C’è solo una similitudine particolarmente elevata per quanto riguarda le strutture spike di ancoraggio alla cellula infettata.
È stato, in particolare, riportato che gli studi finora condotti ricondurrebbero il precursore virale di SARS-CoV-2 a una colonia di pipistrelli rinolofidi presente circa 1000 km a sud di Wuhan. Popoloso centro nel cui mercato (wet market) si sarebbe inizialmente propagata l’infezione. L’ipotesi iniziale, quindi, è stata che la compresenza di pangolini e pipistrelli nelle condizioni igieniche più che precarie caratteristiche di mercati di questo tipo. La contaminazione di venditori e clienti con sangue e organi interni di animali detenuti in modo malsano hanno offerto al virus la possibilità di mutare ed effettuare il salto di specie.
I pipistrelli non hanno viaggiato da soli
Successive ispezioni del mercato non hanno tuttavia rivelato la presenza di pipistrelli in vendita. Ma pare che il mercato fosse accuratamente ripulito ben prima dell’inizio dell’infezione. Se l’epidemia è partita da una colonia di pipistrelli molto lontani dal mercato, non è possibile che sia innescata dallo spostamento spontaneo degli animali. Una distanza considerevole fino a un mercato dove si vendeva fauna selvatica. L’ipotesi più probabile è che, anche se la colpa fosse dei pipistrelli, è piuttosto legata al consumo di questi mammiferi. Tradizione ancora esistente in Cina, che per motivi igienico sanitari andrebbe assolutamente evitato. Nel medesimo mercato erano, però, sicuramente presenti pangolini illegalmente venduti, dai quali è molto probabile che sia avvenuto il salto di specie.
La pandemia in corso sottolinea quindi come il traffico e il consumo di animali selvatici in Cina determinano rischi significativi di spillover zoonotici. Essi andrebbero pertanto urgentemente combattuti, essendo anche una grave minaccia per la biodiversità. Nessun coronavirus potenzialmente dannoso per l’uomo è stato isolato in Italia o in Europa. La prossimità di pipistrelli all’uomo non pone rischi di trasmissione di SARS-CoV-2.
I pipistrelli italiani sono una fauna importante
Si ricorda inoltre che i pipistrelli italiani svolgono un importantissimo servizio ecosistemico. Sopprimono insetti effettivamente o potenzialmente nocivi alla salute umana, ai coltivi e ai boschi. Pertanto, la presenza di pipistrelli anche in prossimità di aree abitate costituisce un elemento positivo e non deve causare preoccupazione. I pipistrelli italiani e i loro rifugi sono strettamente tutelati dalla legge del nostro Paese e dalle norme comunitarie. Norme che vietano anche l’uccisione, l’alterazione o la distruzione dei siti in cui essi sostano, si riproducono o svernano. L’Italia si è impegnata sul piano internazionale nella tutela di questi animali, minacciati dalla scomparsa o dall’alterazione dei loro habitat. Aggravano la situazione lo sviluppo di infrastrutture e la diffusione di pesticidi, aderendo alla convenzione UNEP denominata EUROBATS con legge n. 104 del 2005.