ENEA: una rete di sensori per monitorare la qualità dell’aria in città

L’innovativo sistema Air quality site suitability map, sviluppato dal Centro ENEA di Portici (Napoli), semplifica il controllo dell’inquinamento urbano.

I ricercatori del Centro ENEA di Portici, in collaborazione con l’Università di Napoli Federico II, hanno messo a punto un nuovo metodo di monitoraggio dell’inquinamento urbano.

Si chiama Air quality site suitability map ed è una mappa che permette di acquisire informazioni dettagliate sugli inquinanti atmosferici in città. Il sistema sfrutta una rete di centraline di monitoraggio a basso costo, sia fisse che mobili, integrate con quelle regionali oggi in uso.

La ricerca ENEA, inoltre, è stata scelta come storia di copertina dal mensile internazionale Atmosphere, nel numero di novembre 2020.

I dettagli dello studio

La mappa si definisce grazie a un metodo innovativo che permette di collocare le centraline in modo ottimale rispetto al territorio e alla variabilità locale degli inquinanti in città. Lo schema è stato testato a Portici, vicino Napoli.

“La rete di monitoraggio sviluppata e testata a Portici si compone di dispositivi sensoriali mobili e stazioni fisse“, spiega Grazia Fattoruso, ricercatrice ENEA che ha coordinato lo studio. “Questi sensori sono in grado di creare una mappatura ad alta risoluzione spazio temporale degli inquinanti in un ambiente complesso come quello urbano”.

Dispositivi non solo utili, ma anche a basso costo

“I dispositivi mobili sono i sensori a basso costo ‘annusa-smog’ portatili MONICA (MONItoraggio Cooperativo della qualità dell’Aria)”, spiega Fattoruso. Questi sono nati nei “laboratori di Portici e sono utilizzati dai cittadini in giro per la città su passeggini, scooter e zaini”.

D’altro canto, “le centraline fisse sono commerciali, ma a basso costo. Questa rete va ad integrare le centraline fisse delle Arpa regionali, già presenti sul territorio cittadino, ma poco numerose semplicemente perché costose”, aggiunge la ricercatrice ENEA.

Alcune aree urbane sono per natura più inquinate di altre

L’individuazione dei siti idonei alla dislocazione delle centraline è avvenuta principalmente sulla base di due variabili geografiche. Si tratta delle emissioni dei veicoli e del paesaggio urbano, che hanno un ruolo fondamentale nella formazione e dispersione degli inquinanti atmosferici a scala urbana.

enea

“Abbiamo costruito il modello 3D dell’edificato, della vegetazione e della rete stradale della città di Portici, derivando la geometria degli edifici e delle strade che ci ha permesso di localizzare gli ‘effetti canyon’ sull’intera città”, continua Fattoruso.

L’effetto canyon, in particolare, può verificarsi in quelle strade molto trafficate dove i veicoli scorrono in mezzo a due barriere di case e condomini. Qui, gli inquinanti ristagnano e si accumulano in concentrazioni elevate.

“Integrando questa informazione con il flusso veicolare giornaliero, […] abbiamo identificato le aree hot spot caratterizzate da un’alta variabilità spaziale locale degli inquinanti. Queste aree rappresentano sostanzialmente i siti idonei all’installazione della rete di centraline”, conclude Fattoruso.

About Fabio Allegra

Studente di Scienze della Comunicazione presso l'Università di Cagliari. Non apprezzo il maestrale.

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