“Nel Paese la situazione è stata stabile fino all’ultima settimana, quando si è cominciato a vedere un aumento dei contagi” . E’ presto per dire se è una terza ondata” di Covid “o se sono oscillazioni che si manterranno più o meno piatte, che saliranno e scenderanno, ma senza un picco”. Ciò nonostante, “visto la situazione che c’è, l’aumento dei contagi e le situazioni critiche in diverse province, non è assolutamente il momento di parlare di aperture. Anzi bisogna, dove necessario, mettere in atto misure restrittive maggiori”. Lo ha dichiarato a ‘Buongiorno’, su Sky Tg24, l’immunologa dell’università di Padova Antonella Viola.
“Chiedere a uno scienziato cosa fare è complesso”, ha osservato: “Se non si considera l’aspetto economico – ha precisato – direi di fare 3 settimane di lockdown e andare avanti con le vaccinazioni, però l’aspetto economico c’è. Considerando anche questo, probabilmente la strada migliore è quella di intervenire chirurgicamente: dove i contagi salgono, intervenire con lockdown mirati”.
Un’eventuale terza ondata della pandemia “dipenderà anche dalle misure che verranno messe in atto – ha aggiunto Viola – Se a questo trend di aumento reagiamo mantenendo tutto come adesso, è facile che una terza ondata arrivi. Se interveniamo con misure più restrittive, si può tamponare ed evitare di avere di nuovo un picco importante”.
Covid, e Sars-CoV-2
In Italia c’è un aumento dei contagi da Sars-CoV-2 dovuto alle scuole? “Al momento non abbiamo dati a sostegno di questa ipotesi” secondo l’immunologa. “La maggior parte dei dati che sono stati raccolti e pubblicati nel mondo e nel nostro Paese dicono chiaramente che la scuola segue l’andamento del resto della società”, ribadisce la scienziata. “I contagi aumentano nella società e di conseguenza anche a scuola, perché non è un ambiente sterile. Non è la scuola il driver del contagio, lo subisce come il resto della società – precisa Viola – Anche nei confronti della variante inglese, è vero che è più trasmissibile, ma verso tutte le fasce di età”.
Secondo l’esperta, l’immunizzazione del 65-70% della popolazione italiana contro il Covid “per la fine dell’autunno o l’inizio dell’inverno è possibile, entro l’estate non è realizzabile”. La proposta del premier Mario Draghi di dare intanto a tutti una prima dose di vaccino anti Covid è azzardata? “Assolutamente sì, è un gravissimo errore, così come è stato un grave errore quello del Regno Unito. Non possiamo giocare a dadi con la salute delle persone, ci dobbiamo basare sui fatti”, risponde.
Vaccini con un efficacia altissima
“Abbiamo vaccini con un’efficacia altissima, che mantengono il titolo anticorpale alto a lungo – sottolinea – però devono essere somministrati nel modo giusto. Se abbiamo fretta, rischiamo di non proteggere le persone e facilitare la generazione di varianti” del coronavirus.
“Dobbiamo capire – prosegue Viola- se siamo un Paese che applica una medicina basata sull’evidenza, sui dati, o se siamo un Paese che segue una medicina basata sull’intuito e l’esperienza. L’idea di vaccinare con una sola dose è un’idea intuitiva, ma non è in questo momento supportata da dati scientifici. Non ci sono dati solidi che con questo sistema possiamo davvero proteggere i cittadini non solo dal Sars-CoV2 originario, ma anche dalle sue varianti, e non sappiamo per quanto tempo li proteggiamo. Ci sono seri dubbi che dicono che, se noi generiamo un’immunità insufficiente a bloccare la replicazione del virus nella popolazione, possiamo favorire lo sviluppo di varianti”.