Alcune varianti genetiche rendono il recettore dell’ormone maschile meno funzionante predisponendo i maschi a sviluppare la malattia in forme più gravi.
Se il Covid può avere esiti più seri e con il rischio di complicazioni per gli uomini, la colpa è anche del testosterone. Alcune varianti genetiche infatti, rendono il recettore del testosterone meno funzionante. Predisponendo gli individui di sesso maschile a sviluppare una malattia da Covid-19 molto più grave. Lo ha scoperto un gruppo internazionale di ricercatori coordinato dall’Università di Siena e che ha coinvolto, in Italia, tra gli altri centri, anche la Sapienza Università di Roma.
Lo studio
Il lavoro multicentrico, coordinato dalla professoressa Francesca Mari dell’Università di Siena, spiega che è la funzionalità del recettore androgenico, legata alle sue varianti genetiche, la nuova chiave di lettura per comprendere queste discrepanze e l’evoluzione clinica dell’infezione nel maschio.
“Questi risultati – spiega inoltre la professoressa Alessandra Renieri, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Ateneo senese, responsabile della U.O.C. Genetica Medica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese e coordinatrice del consorzio nazionale Gen-Covid – sono stati possibili grazie alla partecipazione di numerosi centri clinici oltre all’Aous, che hanno reclutato pazienti in tutta Italia, e alla collaborazione interdisciplinare del gruppo di Bioingegneria dell’Università di Siena e di esperti di intelligenza artificiale del dipartimento di Ingegneria dell’informazione e Scienze matematiche dell’Ateneo, insieme ai gruppi di Endocrinologia di Siena e della Sapienza, utilizzando la piattaforma di sequenziamento recentemente implementata dal nostro Ateneo”.