“Più della metà dei ragazzi italiani ha subito bullismo, e due su dieci ne sono vittime tuttora”: lo studio degli specialisti del Diee
Gian Luca Marcialis, docente al Diee, spiega che in questo momento gli specialisti lavorano ad un prototipo per identificare vittime e bulli tramite videocamera. Il bullismo nel tempo è diventato una piaga nella vita degli adolescenti, sottoposti giorno per giorno a violenze ed intimidazioni. Marcialis e il suo team di specialisti lavorano da anni sulla questione, peggiorata con l’arrivo dei dispositivi mobili.
L’arrivo e la diffusione del Covid-19, ha inoltre evidenziato come anche tra gli adulti il bullismo sia più “vivo” che mai, con gravi ripercussioni sulle vittime, nonostante l’età.
Gli studi
“BullyBuster” è il nome del progetto portato avanti dagli specialisti della Diee. Ha come obiettivo l’analisi visiva di varie dinamiche, come le espressioni facciali della vittima e le frasi tipiche utilizzate dai bulli.
L’unità del Diee di Cagliari ha sviluppato un prototipo per l’osservazione di gruppi di persone tramite videocamera, per raccogliere informazioni e poter segnalare eventi anomali. L’unità di Napoli ha evidenziato aspetti importanti per la prevenzione di bullismo e cyberbullismo. I ricercatori di Bari investigano sul modo in cui l’utente interagisce con lo smartphone mentre svolge azioni quotidiane. I risultati mostrano come sia possibile individuare segni di disagio connessi al cyberbullismo. L’Unità di Foggia ha reso disponibili ai ragazzi filmati e questionari per aiutarli ad individuare i bulli.
I lavori avanzano con la collaborazione di alcune scuole, in cui si presenterà il progetto e si chiederrà la collaborazione attiva con un processo di video/chat che fornirà delle indicazioni per poter correggere o modulare le risposte dei prototipi.
Il progetto BullyBuster
“BullyBuster” sarà uno strumento interattivo utile per capire cosa accade nella loro vita online e che livello di rischio hanno di subire molestie e minacce in rete. Il contributo sarà utile a capire quanto i loro comportamenti nella vita reale e in internet li pongono a rischio subire rischi online.
Infine, ci sarà la combinazione dei singoli contributi in un’unica applicazione, che possa essere utilizzata come sistema di videosorveglianza intelligente, che rileva lo stato emotivo e la possibilità di incappare in situazioni pericolose.