Battisti in un’intervista raccontò della sua infanzia nella periferia romana. “Ero un ragazzino tranquillo, giocavo con niente e sognavo. Le canzoni sono venute più avanti”
Da Poggio Bustone a piazzale Prenestino fino a Milano, la mecca della discografia Nazionale, ai vertici della musica leggera italiana. Ne ha fatta di strada Lucio Battisti, che oggi avrebbe 78 anni. Dalla provincia di Rieti, dove era nato il 5 marzo 1943, la sua famiglia, padre impiegato alle poste al consumo, e madre casalinga, si trasferì a Roma quando lui aveva solo 7 anni. Un’infanzia in periferia, quando la Prenestina era una borgata pura e non un quartiere semicentrale come adesso. “Ero un ragazzino tranquillo – dice in un’intervista – giocavo con niente, con una matita e sognavo. Le canzoni sono venute più avanti”.
Il primo contratto da musicista Battisti lo riesce a strappare al Club 84 di Roma. Poi la partenza per il capoluogo Lombardo dove nasce una fitta collaborazione con Roby Matano. Nel 1964 arriva il suo primo 45 giri “Per una lira”; l’anno successivo l’incontro con Mogol; nel 1968 esce “Balla Linda”; nel ’69 in coppia con Wilson Pickett partecipa al Festival di Sanremo con “Un’avventura”. Ma la sua consacrazione tra i Big della canzone italiana arriva al Festivalbar, con “Acqua azzurra, acqua chiara”. Da quel momento in poi, siamo nel 1970, la sua produzione non smetterà mai di riscuotere enormi successi. Il più grande di tutti, l’inarrivabile Lucio da Poggio Bustone, dopo una breve malattia, il 9 settembre 1998 lascia un vuoto incolmabile nella musica leggera italiana. Rimanendo però mortale grazie i suoi capolavori fatti di note, parole e cuore.