“Siamo forse alla fine della Storia?”. Gli eventi degli ultimi decenni sembrano suggerirci che la famosa profezia del politologo Francis Fukuyama sia stata smentita dai fatti
Allo stesso tempo però, si avverte una certa, diffusa difficoltà a comprendere ciò che sta accadendo. Gli inni alla presunta fine delle ideologie, la rinuncia a qualsiasi caratterizzazione dei processi in corso (tutti etichettati con la dicitura sbrigativamente negativa di “post-”), la credenza comune che il momento presente duri da sempre e per sempre sia destinato a durare, costituiscono infatti altrettante manifestazioni di un ingessamento culturale reso possibile dalla rimozione della coscienza della storia.
È dalla presa di consapevolezza di questi problemi e dalla certezza che la storia si trova pienamente in movimento, marciando a pieno ritmo, oltre che dalla volontà di fornire categorie interpretative in grado di permetterci di capire come gli sviluppi delle idee, dei processi politici e della cultura influenzino ancora oggi l’evoluzione delle società che nasce il festival “L’Alternativa nella Storia”.
I pregiudizi ideologici sbarrano la via del progresso
Una rassegna che andrà in scena dall’11 al 28 marzo, con una serie di videoconferenze dedicate alle grandi questioni storiche. Dall’evoluzione dall’origine ai giorni nostri delle grandi dottrine economiche al rapporto di forza tra Oriente e Occidente; passando per la questione delle diverse “narrazioni” applicate alla storia e dell’evoluzione nel tempo di concetti come quello di impero. A promuoverla un ampio network di centri studio e associazioni che hanno deciso di rafforzare la cooperazione avviata a giugno 2020 con la rassegna “Gli altri Stati generali”. Associazione Minerva, Come don Chisciotte, ESC, Gazzetta Filosofica, Kritica Economica, La Fionda, Network per il Socialismo, Osservatorio Globalizzazione, Sottosopra, Sovranità Costituzionale.
L’obiettivo di questa rassegna è ridare vitalità intellettuale e politica alla nostra società e diventare protagonisti di quei processi che oggi subiamo, occorre quindi risalire alle radici di questa regressione, individuando i pregiudizi ideologici che sbarrano la via del progresso. Riflettere sulla storia e pensare storicamente l’attualità si rivelano dunque gli strumenti più efficaci per prendere distanza dai limiti culturali del nostro tempo. La meta da raggiungere è la libertà di poter scegliere un futuro alternativo all’esistente. Nella piena consapevolezza che la storia è un processo fatto dagli uomini e riflette l’evoluzione dei loro ideali, delle loro ambizioni, delle loro interazioni. E che a qualsiasi strada intrapresa c’è sempre un’alternativa.