Le condizioni favorevoli per la formazione dei tornado in Italia: i risultati dei tre studi recenti.
La spiegazione
I tornado, sono colonne di aria rotanti che si estendono da una nube cumuliforme sino alla superficie terrestre. Sono tra i fenomeni atmosferici più violenti, in grado di affascinare e terrorizzare allo stesso tempo. Molti di noi hanno conosciuto per la prima volta questi fenomeni leggendo il Mago di Oz . Negli ultimi anni, il successo di film come “Twister”, dove un gruppo di avventurosi scienziati cerca di captare i dati all’interno di un tornado con l’aiuto di Dorothy , un macchinario di loro creazione. Infine documentari prodotti dai cacciatori di tornado hanno accresciuto l’interesse dell’opinione pubblica nei riguardi di questi eventi vorticosi.
Le zone maggiormente interessate
Sebbene i tornado siano spesso associati alle grandi pianure americane, questi fenomeni atmosferici sono abbastanza comuni anche nel continente europeo e nella nostra Penisola. Un recente aggiornamento della climatologia dei tornado italiani ha mostrato come le zone maggiormente interessate siano le pianure del Nord-Est; le coste tirreniche e le regioni ioniche. Negli ultimi anni alcuni tornado particolarmente intensi; come ad esempio quello di Taranto del 28 novembre 2012; quello di Mira e Dolo, nei pressi di Venezia, dell’8 luglio 2015 , hanno provocato milioni di danni e, purtroppo, anche delle vittime.
Gli studi scientifici
Nonostante questi fenomeni potenzialmente distruttivi siano frequenti sul nostro territorio, sono pochi gli studi scientifici pubblicati che hanno investigato le caratteristiche dei tornado italiani . Nell’ultimo anno, con alcuni scienziati del CNR-ISAC, dell’Università del Salento e dell’Università di Tokyo, sono stati prodotti tre studi scientifici che permettono di chiarire meglio le dinamiche legate ai tornado italiani.
I dati
I dati utilizzati in questi studi provengono dalle cosiddette rianalisi, ricostruzioni dello stato dell’atmosfera e dell’oceano negli ultimi decenni, prodotte da modelli climatici e oceanografici supportati da osservazioni registrate, ad esempio, da stazioni a terra, da boe e satelliti.
Un ultimo studio
In un ultimo articolo, appena pubblicato , si è quindi deciso di individuare, in maniera più rigorosa, le configurazioni sinottiche medie associate a diverse aree italiane. Inoltre si è deciso di allargare l’analisi dei precursori di mesoscala. Sono state infatti considerati anche la Storm Relative Helicity (SRH), una misura della potenziale rotazione associata alla convezione, rotazione che è alla base di una supercella, un temporale particolarmente intenso a cui sono spesso associati i tornado, e il livello di condensazione forzata (lifting condensation level, LCL), ovvero il livello nel quale la particella d’aria diviene satura e rappresenta una stima dell’altezza della base della nuvola (più basso è il valore di LCL, maggiore è l’instabilità presente nell’atmosfera e più intenso sarà il fenomeno).