Nuotano nelle profondità le tre specie di squali che emanano luce. Uno è il più grande vertebrato bioluminescente finora conosciuto
Tra i 200 e i mille metri di profondità, nelle acque al largo della costa orientale della Nuova Zelanda, ci sono tre specie di squali che brillano di luce propria. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Université Catholique de Louvain in Belgio e del National Institute of Water and Atmospheric Research della Nuova Zelanda. Diventano così i primi a documentare il fenomeno della bioluminescenza in vertebrati tanto grandi, fino a 180 cm.
Le profondità marine non sono così buie come si potrebbe pensare. Lo sappiamo da tempo; così come sulla terra ferma ci sono organismi in grado di emettere luce (le lucciole, per esempio). Anche nelle acque profonde ci sono animali (calamari, molluschi, e anche una dozzina di specie di squali) con la stessa capacità. II fenomeno è noto come bioluminescenza, e gli scienziati pensano che abbia diversi scopi, come attrarre le prede o, viceversa, sfuggire ai predatori.
Il più grande vertebrato bioluminescente. Lo studio condotto da Jérôme Mallefet e dai suoi colleghi, però, per la prima volta documenta il fenomeno della bioluminescenza in vertebrati di medio-grandi dimensioni: Dalatias licha, Etmopterus lucifer, e Etmopterus granulosus. D.licha (o squalo zigrino), in particolare, con i suoi 180 cm di lunghezza, diventa così il più grande vertebrato bioluminescente finora scoperto.
Pesci che vivono quasi senza ossigeno
Il team di scienziati ha passato un mese in mare recuperando in acque profonde alcuni esemplari di squali per osservarli, vivi, in un vasca d’acqua marina in condizioni di oscurità. Gli occhi dei ricercatori si sono illuminati quando gli animali hanno cominciato a emanare una luce blu-verde.
A brillare, descrivono i biologi marini nell’articolo pubblicato su Frontiers in Marine Science, è soprattutto l’addome. Qui sono state trovate delle cellule specializzate (fotociti) responsabili della bioluminescenza. Il meccanismo, però, non è ancora chiaro: si sa solo che questi squali attivano i fotociti attraverso la melatonina, un ormone coinvolto nella regolazione dei ritmi circadiani anche nell’essere umano.
Per gli esperti la scoperta, benché non così inattesa, è entusiasmante: non solo rafforza l’idea che la luce sia un vantaggio anche nei luoghi più bui, ma allo stesso tempo riflette quanto ancora poco sappiamo del più grande ecosistema del pianeta.