Annullati in un solo anno i progressi raggiunti in dieci anni nella salute. La salute, dimensione cruciale per il benessere, oggi viene colpita duramente
Nell’ultimo decennio la speranza di vita alla nascita ha mostrato miglioramenti progressivi accompagnati da dati positivi per la speranza di vita senza limitazioni a 65 anni. Tra il 2010 e il 2019, i benefici maggiori sono andati a favore degli uomini.
A livello territoriale, si osserva una certa eterogeneità: nel Lazio sono quasi tre gli anni in più conquistati dagli uomini e circa due dalle donne. All’estremo opposto si collocano Basilicata e Calabria, dove i progressi si misurano in poco più di un anno per gli uomini e sei mesi per le donne. Questo quadro complessivamente positivo è stato duramente colpito dal COVID-19, che ha annullato i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio. È un arretramento che richiederà parecchio tempo per essere pienamente recuperato.
A un anno dall’inizio della pandemia è evidente l’inadeguatezza del Pil come unica misura del benessere di una popolazione. L’Istat ha avviato nel 2010, insieme al Cnel, il progetto Bes, per la misurazione del Benessere equo e sostenibile. Sono stati 12 i domini rilevanti per il benessere e la selezione di circa 130 indicatori in grado di misurare i diversi aspetti – condizioni materiali e qualità della vita – che a essi afferiscono. Determinante ai fini della valutazione la situazione COVID-19.
In dieci anni meno posti letto, medici più anziani e maggiore disuguaglianza nell’accesso alle cure per la salute
Gli indicatori sulla qualità dei servizi sanitari possono fornire elementi utili per valutare la situazione e comprendere quali strumenti abbiamo a disposizione per poter recuperare i danni il più velocemente possibile.
Tra il 2010 e il 2018, l’offerta ospedaliera è andata modificandosi, con una riduzione delle strutture e dei posti letto. Il numero di questi ultimi è diminuito in media dell’1,8% l’anno. Calato anche il numero di posti letto nei reparti a elevata intensità assistenziale (da 3,51 per 10 mila abitanti nel 2010 a 3,04).
Dati e diseguaglianze sulla salute tra nord e Sud
I dati mostrano un peggioramento relativo delle chance di cura in alcuni territori. Il tasso di mobilità per motivi di cura dalle regioni meridionali e dal Centro è in costante crescita. Il gap tra territori si è ulteriormente ampliato.
È molto probabile che il dato del 2020 mostrerà un calo. Questo è il risultato delle limitazioni negli spostamenti causate dal lockdown, con conseguente diminuzione delle prestazioni conseguente all’emergenza sanitaria.
Il personale sanitario
L’Italia si colloca tra i primi posti nella graduatoria europea del rapporto tra numero di medici e numero di residenti. Negli ultimi anni, tale rapporto è in leggero aumento, essendo passato da 3,9 ogni 1.000 abitanti nel 2013 a 4 nel 2019. L’ età media dei medici è, però, molto alta e il sovraccarico di pazienti sui medici di medicina generale appare in aumento, soprattutto nell’Italia settentrionale. Il rapporto numerico infermieri/ popolazione è molto sbilanciato rispetto ad altri paesi: la Germania, a esempio, ha più del doppio degli infermieri per abitante.