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Dieci anni dal disastro di Fukushima: il Giappone si ferma per ricordare

Il Giappone commemora l’anniversario dei dieci anni dalla triplice catastrofe di Fukushima. Il terremoto di magnitudo 9, il successivo tsunami e la dispersione delle radiazioni dalla centrale nucleare, una serie concatenata di eventi che hanno causato la morte di oltre 15mila persone. I residenti delle aree maggiormente colpite dal disastro, nelle prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi, hanno osservato un minuto di silenzio. Esattamente alle 14.46 (le 6.46 in Italia), l’orario preciso in cui si è verificato il sisma.

Molte municipalità hanno deciso di andare avanti con l’organizzazione delle cerimonie dopo la cancellazione dell’anno scorso a causa della pandemia del coronavirus. Anche a Tokyo è organizzato un memoriale al Teatro Nazionale con la presenza del premier Yoshihide Suga, l’Imperatore Naruhito e la consorte Masako. Ma in questa occasione il pubblico non è ammesso per le tradizionali offerte floreali. L’evento di commemorazione viene organizzato ogni anno dal 2012. Ma nel 2020 l’ex premier Shinzo Abe si limitò ad offrire dei fiori, registrando un messaggio dalla sua residenza.

Durante una visita nella prefettura di Fukushima, nei giorni scorsi, Suga ha ribadito la volontà del governo di andare avanti col processo di ricostruzione nelle aree devastate.

e in questa direzione rientra l’estensione fino al 2031 dell’operato dell’Agenzia della Ricostruzione, costituita appositamente per coordinare la riedificazione dell’area. Più di 30.000 miliardi di yen sono stati spesi in progetti di ricomposizione del territorio negli ultimi 10 anni. Con gli ordini di evacuazione rimossi solo parzialmente in alcune aree, mentre va avanti il processo di decontaminazione della regione. Un compito giudicato mastodontico considerato che la zona che rimane inaccessibile. Questo in particolare nei pressi della centrale atomica di Fukushima Daiichi, ha un’estensione di 337 chilometri quadrati.

Sebbene il numero degli sfollati si sia ridotto a poco più di 40 mila non sono autorizzati a tornare alle loro abitazioni. Intanto il gestore dell’impianto, la Tokyo Electric Power (Tepco), va avanti con considerevoli ritardi nelle procedure di smantellamento dei tre reattori nucleari che hanno visto la fusione del nocciolo. Un’operazione che non sarà terminata prima di diversi decenni. Così come rimane incerto il piano per la gestione dell’acqua contaminata, accumulata nelle cisterne attorno al sito. Il cui spazio è destinato ad esaurirsi nell’autunno del 2022.

In base ai dati ufficiali della polizia, 15.900 persone sono morte durante il disastro, prevalentemente durante lo tsunami, mentre 2.525 risultano ancora disperse. Attualmente solo 9 dei 33 reattori nucleari a scopo commerciale presenti in Giappone hanno ricevuto l’approvazione per il loro riavvio. Ma appena 4 sono funzionanti, rispetto ai 54 reattori prima dell’11 marzo 2011.

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About Martina Corgiolu

Appassionata di musica, in particolare quella classica, dell'arte e della lettura. Studentessa di Beni Culturali e Spettacolo presso l'Università degli studi di Cagliari.

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