Non bisogna avere una visione catastrofica dell’autismo: il lavoro fatto ci dimostra che tantissimi bambini possono avere dei percorsi positivi.
“Autismo: Per ogni bambino vale la pena di mettere in campo tutti gli sforzi possibili”. Lo dice Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’Istituto di Ortofonologia. Ponendosi l’obiettivo di rendere accessibile a famiglie e operatori sociosanitari il primo approccio evolutivo a mediazione corporea DERBBI. Creato dall’IdO 20 anni fa per il trattamento dell’autismo, negli ultimi anni ha permesso di evidenziare l’efficacia.
Oggi l’IdO inaugura il nuovo corso su ‘Autismo per presentarlo nel dettaglio a psicologi, pediatri, insegnanti di sostegno e pedagogisti. Tre i punti cardine dell’approccio dell’IdO: complessità’ del disturbo, necessita’ di un’equipe multidisciplinare e affrontare le atipie del bambino fin dai primi mesi di vita. “È prioritaria l’attenzione ai meccanismi della dimensione affettivo-corporea che sono primari in questo disturbo”. Di fronte a una condizione complessa come l’autismo non puo’ esistere un unico intervento.
Valutazione sia clinica che psicologica
Il primo passo e’ una buona valutazione. “Troppo spesso si tende ad arrivare alla diagnosi attraverso un’osservazione esclusivamente dei comportamenti ma gli stessi comportamenti di tipo autistico possono avere matrici differenti. Ecco perché osservare il bambino in equipe accompagnate da questionari ai genitori, permette una valutazione sia clinica specialistica che psichiatrica/psicologica. Così definiamo il profilo del bambino per valutare i suoi punti di forza, di debolezza, compreso il sistema familiare e scolastico in cui cresce. I predittori ci consentono di individuare se quel bambino sarà ‘un candidato elettivo’ per il modello DERBBI”.
“Durante i sei incontri in programma fino al 24 aprile ci soffermeremo su tutti gli elementi di valutazione e terapia. Questo approccio ha elaborato alcuni predittori che consentono di individuare quelle potenzialità che ci permettono di auspicare prognosi migliori”. Di Renzo si riferisce alla presenza di tre competenze: la capacità di comprendere le intenzioni altrui, la capacità di essere all’interno di un contagio emotivo (predittore dell’empatia) e la strutturazione del gioco simbolico. Inoltre saranno disponibili per gli iscritti, tutta una serie di approfondimenti “. Le difficoltà di integrazione sensoriale possono incidere sul modo che un bambino ha di percepire il mondo esterno. Questo significa anche che il bambino strutturerà dei comportamenti reattivi di difesa o di attacco rispetto a questa soglia. Ma ancora di più, che rischierà di distorcere il modo in cui interpreterà l’intenzione dell’altro.