Nel 2050 in Europa si prevedono quasi 14 milioni di pazienti neurologici, ma l’Italia non sarebbe ancora pronta ad accogliere questa grande pandemia per mancanza di terapie
Sarà una nuova strategia terapeutica a cambiare lo scenario in neurologia per prevenire la pandemia . Si tratta di nuovi farmaci e terapie che potrebbero essere disponibili già nei prossimi anni, anche in Italia
L’Italia non sarebbe ancora pronta ad accogliere questa grande rivoluzione, a causa di un inadeguato numero di neurologi, geriatri, neuropsicologi, di pet
Quella che prevedono i neurologi sarà una vera e propria pandemia che interesserà nei prossimi decenni le patologie neurodegenerative. Negli Stati Uniti come in Europa si assisterà ad una triplicazione dei casi di malattia di malattia di Alzheimer.
Mentre per altre terapie contro tumori, malattie cardiache, ictus o l’Hiv sono state trovate terapie che hanno drasticamente ridotto la mortalità, per quanto riguarda l’Alzheimer la mortalità è in continua crescita.
Per le patologie neurodegenerative in generale non si sono trovate terapie adeguate perché alla base c’è una morte progressiva di cellule.
Quale sarà il nuovo scenario in Neurologia e quale sarà l’impatto dei nuovi farmaci sulla salute delle persone e sui sistemi sanitari . E’ stato il tema affrontato nel webinar organizzato da Motore Sanità e con il contributo incondizionato di SHIONOGI e IT-MeD.
Per la malattia di Alzheimer l’ultimo ventennio ha visto una grossa mole di scoperte in ambito neurobiologico. Hanno dimostrato che alla base della malattia c’è l’accumulo di una proteina che si forma da una proteina più grossa che tende a cumularsi progressivamente nel cervello.
Questa proteina a sua volta porta ad alterazione di altre proteine. Le ricerche degli ultimi anni hanno inoltre dimostrato che questi accumuli si verificano anche vent’anni prima dall’esordio della malattia.
“In particolare nel quadro intermedio di declino cognitivo lieve, grazie ai biomarcatori potremmo dimostrare la patologia nel cervello e quindi intervenire con l’aiuto di nuovi farmaci.
I diversi studi sulle terapie
Ci sono molte evoluzioni negli studi che sono arrivati in fase tre e che si sono anche conclusi. È stato calcolato l’impatto sui sistemi sanitari di queste nuove terapie biologiche che potrebbero essere disponibili nei prossimi anni.
“Lo studio condotto dall’agenzia americana Rand Corporation, ha dimostrato che in Italia su 20,6 milioni di persone con età superiore ai 55 anni nel 2019, 16,4 milioni potrebbero richiedere uno screening presso uno studio medico.
L’Italia sara in grado di accogliere queste terapie?
Se l’Italia sarà pronta ad accogliere queste terapie è un grande punto interrogativo.
“Non siamo ancora pronti perché non abbiamo un adeguato numero di neurologi, geriatri, neuropsicologi, non ci sono pet a sufficienza, non tutti i centri possono fare il liquor cerebrospinale – rimarca il Dottor Ferrarese -. Proprio per queste previsioni abbastanza catastrofiche, l’Aifa finanzio’, circa due anni fa, lo studio Interceptor. L’altra strategia riguarda l’investimento che si sta facendo in sanità a causa del Covid. Può aiutare a sostenere il progetto di mettere in rete i CDCD affinché siano in grado di affrontare la grande sfida delle nuove terapie”