Uno studio internazionale per analizzare gli antecedenti dei comportamenti che possono ridurre la diffusione del Covid-19 condotto in 23 Paesi. Esso mostra come la fiducia sia centrale per elicitare le azioni individuali fondamentali per rallentare la pandemia.
I risultati hanno mostrato che la comunicazione del numero di infezioni non era significativamente correlata alle intenzioni individuali; ovvero quelle di rispettare le misure prescritte e alle intenzioni di impegnarsi in comportamenti prosociali discrezionali. Invece, le differenze psicologiche in termini di fiducia nel governo, nei cittadini e in particolare verso la scienza hanno predetto le intenzioni comportamentali degli individui nei vari paesi.
Più le persone approvavano i principi morali di equità e cura (contro la lealtà e l’autorità), più erano inclini a segnalare la fiducia nella scienza; quest’ultima, a sua volta, prevedeva statisticamente le intenzioni di comportamento prescritte e discrezionali.«I risultati della ricerca – spiega Franco Pomilio, presidente dell’agenzia Pomilio Blumm- hanno implicazioni per il tipo di intervento e le strategie di comunicazione pubblica che potrebbero essere più efficaci per indurre i cambiamenti comportamentali necessari per controllare l’epidemia di COVID-19».
«La fiducia nelle istituzioni, negli altri cittadini e in modo particolare nella scienza si legano alle intenzioni di mettere in atto questi comportamenti individuali, molto più di quanto facciano i numeri reali della diffusione della pandemia». Sottolineato dal professor Stefano Pagliaro, docente di Psicologia Sociale dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Quest’ ultima è stata la capofila dello studio; ha ricevuto un finanziamento dalla EASP (European Association of Social Psychology) ed è stato supportato anche dall’agenzia di comunicazione Pomilio Blumm.
Maggiori informazioni, e il link per seguire i lavori, sono disponibili sul sito dell’Ateneo www.unica.it