Orlando ha fatto sapere a imprese e lavoratori di voler prorogare il blocco dei licenziamenti previsto il 31 marzo causa covid
Rimandando la prossima scadenza a fine ottobre per tutti i lavoratori che godono della cassa integrazione in deroga causa Covid .
Coloro che a cui si applica la cassa integrazione ordinaria, la nuova scadenza scivolerà per fine giugno.
Certamente le proroghe in una situazione così drammatica provocata dalla pandemia e in vista dei piani di vaccinazioni sono sacrosante.
Infatti tutti i lavoratori nelle minute e minutissime aziende del terziario e della piccola industria in genere, sarebbero abbandonati a loro stessi senza alcuna fonte reddito.
Intanto gli ultimi dati Istat, descrivono la realtà .
La realtà
In tal senso occorre dire che è preoccupante che nessuno si stia dedicando a come riprepararci alla imminente normalità post pandemica. Nemmeno nell’ottimizzare la nostra capacità competitiva nell’agone del mercato internazionale.
I tempi che viviamo sono caratterizzati da un cambiamento velocissimo . Soprattutto riguardo le tecnologie impiegate nelle produzioni e conseguentemente dei necessari nuovi profili professionali.
In questa lunga congiuntura pandemica, diversi paesi nostri concorrenti si stanno attrezzando in ogni modo possibile. Con lo scopo di riassorbire i danni conseguenti al fermo imposto dal Covid.
Situazione italiana
Noi italiani stiamo pensando solo all’assistenza . Come se non avessimo nè problemi di debito pubblico, nè problemi di tenuta competitiva. Il numero degli assistiti ormai ha raggiunto proporzioni enormi. Tra cassintegrati di ogni genere, percettori di reddito di cittadinanza e reddito di emergenza.
In questa circostanza drammatica la colpa più grave dei Governi che si sono succeduti, è stata ed è l’assoluta esitazione ad allestire ambiti idonei in grado favorire la riprofessionalizzazione delle persone e di obbligare gli assistiti a parteciparvi..
In un paese normale si decide di fare in tale modo, anche per evitare la pedagogia negativa di elargire il godimento di soldi non sudati e di tempi di interruzione del lavoro senza l’impiego del tempo in senso produttivo.
Credo che gli aspetti sottolineati sono tra i più importanti da affrontare, se si dovesse cambiare sarebbe il segno più evidente che nel Paese davvero qualcosa cambia.
Bisogna avere attenzione per chi ha bisogno, ma per sostenere l’assistenza a favore di chi in quel momento ha bisogno è necessario un sistema produttivo efficiente e competitivo per raggiungere standard di buona economia.
Dunque Governo e parti sociali devono concertare soluzioni al tema spinoso di non allargare ulteriormente il divario tra noi e gli altri paesi Ocse.
Per farlo devono sostenere con criteri efficaci le aziende già capaci di fare competizione di confermare i sistemi di assistenza alla unica condizione che ci si renda disponibili o a formarsi, o ad accettare impieghi proposti.