Sono un gruppo di Madri dei 45 giovani sotto processo per l’operazione Lince. Dall’inizio del processo contro i loro figli e altri attivisti dei movimenti contro le basi militari, si ritrovano davanti al tribunale di Cagliari ogni volta che le loro forze e i loro impegni di lavoro e di cura delle loro famiglie glielo consentono
L’Operazione Lince è un’inchiesta della procura di Cagliari sviluppatasi a partire dal 2014. Sviluppatasi nei confronti di movimenti e associazioni impegnati nelle lotte e nelle manifestazioni contro l’occupazione militare della Sardegna; anche contro le basi Nato e contro le devastanti esercitazioni militari che vi si svolgono.
Si ritrovano davanti al tribunale di Cagliari per chiedere, attraverso la loro presenza, che sia posta fine a questa volontà repressiva. Una repressione che sta annichilendo gli ideali, i sogni e i progetti, non solo dei figli, ma di un’intera generazione. Attraverso operazioni poliziesche e giudiziarie persecutorie che hanno prodotto accuse gravissime ed esorbitanti rispetto alla realtà dei fatti cui si riferiscono.
La chiusura delle indagini ha portato ad una grande quantità di accuse; vanno da reati connessi alle manifestazioni di piazza, fino all’accusa gravissima di Associazione con finalità di terrorismo. Definire terroristiche le manifestazioni del legittimo dissenso nei confronti dell’occupazione militare è quanto meno sconcertante e paradossale. Se per terrorismo si intende “ l’uso di violenza illegittima, finalizzata ad incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti aerei e simili”. L’occupazione militare ha tra i suoi effetti il fatto che nei diversi poligoni in Sardegna si fanno esplodere l’80% di tutte le bombe esplose nel territorio nazionale.
Le Madri dalla parte dei figli contro l’occupazione militare
Davanti a tale distorsione della realtà , che sembra finalizzata a stritolare tanti giovani e la loro coscienza antimilitarista,
Le Madri testimoniano la loro condivisione dei motivi delle proteste dei loro figli e delle migliaia di cittadini sardi che nei decenni hanno manifestato contro l’occupazione militare; esprimono con forza il diritto a opporsi a quello che appare come un teorema accusatorio basato su postulati ideologici. Uno Stato di diritto dovrebbe riconoscere la libertà di manifestare il proprio pensiero.
Chiedono perché lo Stato italiano, attraverso la Presidenza del Consiglio e il Ministero degli Interni, si sia costituito parte civile, mentre non ha ritenuto di costituirsi parte civile in altri processi quali quelli per la strage di Viareggio i morti di Teulada e di Quirra.
Quali sono i motivi veri dell’operazione Lince e delle gravissime accuse con le quali si vogliono stritolare i loro figli e si vuole imbavagliare la loro legittima protesta? L’interesse dello Stato italiano che incassa 50mila euro l’ora (Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07735 del 2017) per l’affitto agli eserciti di tutto il mondo e a società private dei poligoni e delle basi, potrebbe essere uno dei motivi che hanno portato all’operazione Lince. La lotta contro l’occupazione militare è parte della storia della Sardegna dove è allocato il 65% del totale del demanio militare italiano. Ciò ha portato migliaia di persone alle manifestazioni di Capo Frasca, Teulada, Quirra, persone di estrazione sociale, di cultura e formazione politica e umana quanto mai diversificate che, però, hanno condiviso gli appelli alla mobilitazione. L’esistenza di questa consapevolezza è un altro dei motivi che muovono l’operazione Lince.
Ad aderire sono invitati tutti
Le accuse che sono mosse ai loro figli comportano delle ripercussioni pesantissime sul piano personale, familiare e sociale; sul lavoro, sullo studio e sulle prospettive di vita. Le Madri non lo vogliono permettere e andranno davanti al Tribunale di Cagliari, davanti al Palazzo di Giustizia. Un presidio di solidarietà a cui invitiamo tutti ad aderire. Si rivolgono alle persone, ai lavoratori della formazione, accademici, della cultura dello spettacolo dell’arte, dell’informazione, avvocati e magistrati. Cosicchè si apra una riflessione e un dibattito che non rimanga confinato nelle aule del tribunale e nel privato degli accusati; ma che tocchi la sensibilità dei singoli e renda la giusta dimensione ideale. Perché nessuno può ritenersi tranquillo e immune dal pericolo della repressione di pensiero e libertà sancite dalla Costituzione italiana.
Vi chiediamo pertanto: l’adesione “pubblica” a questo appello per email o per contatto telefonico personale; ’attivazione di iniziative personali o collettive di informazione e discussione a sostegno dell’iniziativa. Madri Contro la repressione Contro Lince madricontrorepressione.lince@gmail.com.