Nel Regno Unito la strategia prevede di fare la seconda dose dopo 12 settimane invece che 3. Ma secondo uno studio recente i pazienti oncologici rispondono meno e restano scoperti troppo a lungo.
Ritardare la seconda dose del vaccino Pfizer/BioNTech mette a rischio i pazienti oncologici esposti al Covid-19. Quindi la strategia del governo britannico di estendere l’intervallo tra le due iniezioni a 12 settimane è da rivedere con urgenza. O almeno per chi ha un tumore. Il governo ha esteso l’intervallo principalmente per far fronte alla fornitura limitata di vaccini. Ora esporremo la conclusione di uno studio, non ancora sottoposto a revisione, condotto dai ricercatori del King’s College di Londra e del Francis Crick Institute. Essi hanno analizzato la risposta immunitaria di 205 persone (151 affette da tumore e 54 sane) al vaccino Pfizer.
Ad ogni modo, questa è una storia inglese che non ci riguarda direttamente. La strategia vaccinale in Italia si attiene alle indicazioni delle case produttrici sull’intervallo tra la prima e la seconda dose. Nel caso del vaccino Pfizer/BioNTech è di 3 settimane. Inoltre dobbiamo dire che per il Cancer Research UK lo studio è relativamente troppo piccolo per poter trarre delle conclusione. I nuovi dati vengono costantemente aggiornati e i pazienti devono continuare a seguire le indicazioni dei propri medici. Tuttavia lo studio britannico dà l’opportunità di fare chiarezza sul rapporto tra vaccinazione anti-covid, cancro e terapie anti-cancro, e di riflettere sulle conseguenze di eventuali ritardi.
Il caso dei pazienti oncologici
Tre settimane dopo la prima iniezione di vaccino sono state trovate risposte anticorpali nel 39% delle persone con tumori solidi e nel 13% di quelle con tumori del sangue. Tutto ciò rispetto al 97% delle persone non affette da cancro. L’indagine riporta inoltre che quando la seconda dose è stata somministrata (nei tempi indicati di 3 settimane) dopo la prima, la risposta immunitaria è migliorata in modo significativo per i pazienti con tumori solidi. Il 95% di loro aveva infatti sviluppato anticorpi rilevabili contro il virus (entro due settimane dalla seconda iniezione).
Al contrario, quelli che non hanno ricevuto la seconda dose di vaccino dopo 3 settimane, non hanno visto alcun miglioramento. Solo il 43% dei pazienti con tumori solidi e l’8% di quelli con tumori del sangue hanno sviluppato anticorpi rilevabili a cinque settimane (dalla prima iniezione). Ciò rispetto al 100% delle 54 persone nel gruppo di controllo (senza tumori). In sostanza, i pazienti oncologici rimarrebbero non immunizzati troppo a lungo prima del richiamo.
Rivedere la strategia vaccinale UK?
Come riporta il quotidiano inglese Guardian, questi risultati indicano che un intervallo di 12 settimane tra le dosi non va bene per chi è affetto da tumore. Quindi la strategia di ritardare la seconda iniezione rischia di esporre i pazienti oncologici a casi gravi di Covid-19. “I nostri dati forniscono la prima prova reale sull’efficacia immunitaria dopo una dose del vaccino Pfizer in popolazioni di pazienti immunocompromessi”, ha dichiarato Sheeba Irshad del King’s College.
“Noi dimostriamo – ha aggiunto Irshad – che dopo la prima dose la maggior parte dei pazienti affetti da tumori solidi e del sangue è rimasta non protetta fino ad almeno cinque settimane dopo la prima iniezione. Questa scarsa efficacia dopo una dose può essere recuperata con un richiamo precoce, al 21mo giorno. Sulla base dei nostri risultati, vorremmo raccomandare una revisione urgente della strategia vaccinale per i gruppi estremamente vulnerabili. Nel frattempo è importante che i malati di cancro continuino a osservare tutte le misure di salute pubblica in atto quando si recano negli ospedali. Anche dopo la vaccinazione”.
“Il vaccino è molto efficace sulle persone sane e il nostro studio mostra chiaramente che può portare immensi benefici anche ai malati di cancro. Ma nella maggior parte dei casi questo avviene solo dopo un richiamo precoce” – ha spiegato Adrian Hayday del King’s College di Londra e del Francis Crick Institute.
In Italia
“In Italia somministriamo i vaccini secondo la schedula approvata. Nel caso del preparato Pfizer con un intervallo di 3 settimane tra le due somministrazioni, e ad una velocità un po’ differente da regione a regione. Una volta vaccinati i più anziani e le categorie con la precedenza verranno vaccinati anche i pazienti oncologici in trattamento”. Queste sono le parole di Massimo Di Maio, segretario nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). Di Maio aggiunge: “Come società scientifica abbiamo chiesto, e ottenuto, che questi pazienti venissero considerati ultra fragili, come d’altronde i nefropatici, cardiologici o i dializzati e altri”.