FERPI si interroga sul binario cultura – digitale: il digitale ha favorito l’accessibilità dei luoghi della cultura in tempi di pandemia. Ma resta irrinunciabile il contatto “fisico” con l’arte. Il futuro è “ibrido”
Una delle immagini più significative per descrivere i luoghi della cultura in epoca Covid-19, è quella di Palazzo Strozzi; sulla facciata l’artista francese JR, protagonista internazionale della Street Art, ha realizzato l’opera “La ferita”.
Uno squarcio sul Palazzo rinascimentale per stimolare una riflessione sull’accessibilità di tutte le istituzioni culturali costrette a fare i conti con chiusure e spazi contingentati. Una ferita simbolica, che rappresenta in modo forte e potente la capacità di reagire della cultura e con la cultura; riconoscendole così un ruolo irrinunciabile nelle nostre comunità.
Infatti il progetto sviluppato per la candidatura di Procida al titolo di Capitale italiana della cultura per il 2022, ruota attorno al concetto ‘La cultura non isola’. Scelto prima dell’emergenza sanitaria, ma oggi ancora più significativo. “Da un punto di vista comunicativo il digitale facilita e accelera alcuni processi”. Lo ha raccontato Agostino Riitano, Direttore di Procida 2022, intervenendo al webinar ‘Cultura e Digitale’.
L’industria dell’arte è la più penalizzata
Cambiamenti e prospettive nella fruizione dei contenuti culturali’, si è tenuto il 24 marzo scorso per iniziativa delle Delegazioni Ferpi di Campania, Lazio e Triveneto. Vi hanno preso parte operatori culturali provenienti da quattro aree Paese. “Stiamo lavorando ad un processo di co-creazione affinché si superi la dimensione del produttore e del consumatore – ha detto Riitano –. Abbiamo bisogno di ricostruire quei legami mancanti, perché è sulla relazione viva tra attore e spettatore che si realizza l’orizzonte della cittadinanza”.
Indubbiamente l’industria culturale è tra le più penalizzate dall’emergenza sanitaria. Ma ha dato prova di resistenza, innovazione e capacità di adattamento, offrendo al proprio pubblico nuovi spazi e nuove forme di fruizione. In alcuni casi sperimentando diversi format, in altri aprendosi ad una molteplicità di canali, in altri ancora uscendo da liturgie consolidate per esplorare nuovi percorsi. Tuttavia, non va dimenticato che quello artistico oggi resta un comparto che ha chiuso i suoi spazi fisici, lasciando a casa e senza lavoro maestranze e tanti artisti.
Il leitmotiv che ha accomunato le diverse esperienze confluite nel webinar è stato quindi il digitale, in assenza forzata di fisicità unico abilitatore per la scrittura di quel “Manifesto per la rinascita dell’Arte” tratteggiato nel percorso del Peggy Guggenheim di Venezia: “200 giorni di chiusura su 365.
L’arte è emozione
In quei giorni abbiamo ridisegnato la geografia del nostro pubblico – ha raccontato Alexia Boro, Direttrice Comunicazione e Relazioni Esterne della Collezione – ponendo le basi di un futuro che ruota su tre parole: ispirazione, sostenibilità e presente, dove la tecnologia diventa sinonimo di accessibilità ed inclusione. E senza dimenticare che l’arte è prima di tutto emozione, un’emozione che a dispetto delle chiusure può, deve, essere restituita attraverso le potenzialità del digitale”.
Quell’inclusione che ha fatto raggiungere numeri da capogiro ad un’istituzione storica come il Teatro San Carlo “primo in Italia ad organizzare una produzione live in streaming con la Cavalleria Rusticana, che ha venduto 35000 biglietti e ha registrato una copertura di 2 milioni di persone in tutto il mondo di cui il 23% under 35”, come ha commentato Antonio Parlati, Presidente Sezione Industria Culturale e Creativa, Unione Industriale Napoli.
Ibridazione
Altra parola chiave emersa dal confronto è “ibridazione”. Se uno spazio digitale si è aperto nell’offerta culturale, è stato presto occupato da nuove generazioni di visitatori ed anche da artisti pronti a cimentarsi con i linguaggi ibridi imposti da quel binomio tecnologia-cultura cui Civita ha già dedicato 5 rapporti.
“La pandemia è stata un catalizzatore di tendenze già in atto – ha raccontato Simonetta Giordani, Segretario Generale dell’Associazione –. Il digitale rappresenta un’opportunità per restituire centralità alle strutture culturali, consentendo loro di svolgere una funzione più contemporanea, facendo crescere al contempo economia, imprese e occupazione”. E imprese e istituzioni culturali devono collaborare, lavorare insieme.