ll Sars-CoV-2 ha un nuovo, insospettabile, nemico: il comune raffreddore. Secondo uno studio dell’Università di Glasgow, infatti, il rinovirus che causa il raffreddore; grazie alla risposta immunitaria che provoca quando ci infetta, può impedire la replicazione del Sars-CoV-2. Anche se questo effetto, suggerisce lo studio, è temporaneo. L’ambito scientifico delle interazioni virus-virus non è ancora molto esplorato, ma qualcosa si sa. Ad esempio che mentre alcuni virus, come gli adenovirus, possono coesistere pacificamente con gli altri virus; esistono anche virus più competitivi, come il virus dell’influenza stagionale, che minimizzano la possibilità di altre infezioni concorrenti.
“Questo studio su Sars-CoV-2 e raffreddore è la continuazione di uno studio che abbiamo pubblicato a dicembre 2019, nel quale mostravamo che i virus respiratori interagiscono tra loro; spiega Pablo Murcia, docente di Virologia all’Università di Glasgow. L’osservazione più interessante di quello studio è che quando c’è un’alta prevalenza di rinovirus nella popolazione, allora si ha una bassa prevalenza di influenza. E viceversa. Questo sia a livello epidemiologico che al livello del singolo paziente”.
Dopo l’inizio della pandemia, Murcia si è chiesto in che modo il Sars-CoV-2 interagisse con gli altri virus respiratori
Dopo l’inizio della pandemia, Murcia si è chiesto in che modo il Sars-CoV-2 interagisse con gli altri virus respiratori. “Il miglior candidato da studiare era il rinovirus umano del raffreddore (HRV), perché sapevamo che interagisce negativamente con il virus dell’influenza; e anche perché è il virus respiratorio umano più comune l’unico problema era che non potevamo studiare questa interazione tra virus dal punto di vista epidemiologico. Con tutte le misure che si sono prese in funzione anti-Covid – distanziamento sociale, mascherine, lockdown; la trasmissione dei virus respiratori è stata ridotta di molto e ciò avrebbe quindi falsato i risultati”.
Per questo Murcia ha deciso di testare la sua ipotesi in laboratorio, iniettando il Sars-CoV-2 e il rinovirus del raffreddore in colture di cellule epiteliali bronchiali umane, per vedere come si replicano. “Abbiamo visto che il rinovirus si replica sia in assenza che in presenza del coronavirus. Ma la cosa davvero eccitante è stata scoprire che il Sars-CoV-2 non riesce a replicarsi in presenza del rinovirus – spiega Murcia – abbiamo visto che anche se dai al Sars-CoV-2 un vantaggio di 24 ore, quando inietti l’HRV, il Sars-CoV-2 viene fortemente inibito nella sua capacità di replicarsi”.
Quello che abbiamo osservato è che a bloccare la capacità di replicazione del Sars-CoV-2 nelle cellule infette è la risposta immunitaria all’HRV
Come si spiega questo risultato? “Quello che abbiamo osservato è che a bloccare la capacità di replicazione del Sars-CoV-2 nelle cellule infette è la risposta immunitaria all’HRV, mediata dall’interferone. Questa è una parte della risposta immunitaria innata che le cellule attivano quando vengono invase da un virus – spiega Murcia – è importante però aggiungere che questa risposta immunitaria innata è a breve termine, transitoria: l’effetto di sostanziale immunizzazione al Sars-CoV-2 dura non più di qualche giorno”.
Per approfondire lo studio di questo effetto “virus scaccia virus”, il passo successivo, per il gruppo di Glasgow, è stato uno studio a livello di popolazione. “In assenza di dati epidemiologici, in collaborazione con l’Imperial College di Londra, abbiamo effettuato delle simulazioni computerizzate usando dei modelli realistici di diffusione del virus – spiega Murcia – e quello che i modelli suggeriscono è che quando si ha un’alta prevalenza di rinovirus, si avrà un calo nel numero di nuovi casi di infezione da Sars-CoV-2. Quindi l’effetto che si vede a livello del singolo organismo si può tradurre anche in un effetto sulla popolazione”.
La conseguenza pratica del nuovo studio non è una terapia anti-Covid a base di raffreddore, ma un aiuto alla capacità di pianificare le risorse – come posti in ospedale e dosi del vaccino – utili a combattere la pandemia: “Se in un certo periodo si ha una forte incidenza di virus influenzali o del rinovirus umano, le autorità sanitarie potranno aspettarsi una riduzione nelle infezioni da Sars-CoV-2 – conclude Murcia – e allocare di conseguenza le risorse”.