“Vaccinare se stessi per proteggere gli altri”. È questo il concetto che secondo Roberto Ieraci, infettivologo e referente scientifico per le vaccinazioni Asl Roma 1 e strategie vaccinali della Regione Lazio, deve essere compreso e assimilato dalla popolazione.
“Non solo un atto sanitario, ma anche un atto sociale. – sottolinea il medico – Si tratta di uno scambio di protezione tra generazioni”. Un ruolo importantissimo, in questo senso, viene giocato dalle vaccinazioni antinfluenzali. “Con circa 14 milioni di persone sopra i 65 anni di età nel nostro Paese – sottolinea Ieraci – mettere a punto strategie di prevenzione efficaci per proteggerli dai virus influenzali deve rappresentare una priorità di sanità pubblica. Questo soprattutto alla luce della possibile co-circolazione, nella prossima stagione, di virus influenzali e Sars-Cov-2″.
“Il vaccino antinfluenzale – spiega l’infettivologo – svolge un ruolo importantissimo durante questa pandemia. Riducendo il numero delle persone con l’influenza ovviamente si facilita la diagnosi di Covid.” Inoltre prevenendo i casi di malattie gravi che portano all’ospedalizzazione, si allevia la pressione sul sistema sanitario, già fortemente provato.
La previsione migliore è quella di somministrare le vaccinazioni anti influenzali il prima possibile. Infatti se la campagna di vaccinazione Covid si prolungherà nel prossimo autunno si porrà il problema della co-somministrazione del vaccino antinfluenzale. “Le indicazioni dell’Oms dicono chiaramente che la co-somministrazione non può essere fatta, ma c’è un intervallo precauzionale di circa 14 giorni. Sono però indicazioni modificabili perché – sottolinea Ieraci – come anche le comunicazioni del Cdc di Atlanta affermano, se i vantaggi della co-somministrazione superano gli eventuali rarissimi svantaggi, questa co-somministrazione può essere e deve essere fatta”.