In Italia circa il 7-10 percento della popolazione è affetto da questa malattia. Sono quasi 4 milioni e mezzo i pazienti al terzo stadio o a uno stadio più grave. Circa 50.000 le persone in dialisi e altrettanti sono i pazienti trapiantati. La dieta aproteica può essere una soluzione.
È una malattia subdola perché nella maggior parte dei casi la funzione renale si riduce nel tempo senza dare disturbi, tanto che la persona non se ne accorge. Frequentemente è associata ad anemia i cui sintomi sono tachicardia, affaticamento, irritabilità e fiato corto che impattano sulla vita del paziente e dei suoi familiari.
La malattia renale cronica (MRC) in molti casi si potrebbe prevenire fin dall’infanzia. Questo con un’alimentazione adeguata, attività fisica e niente fumo. Ma il cibo è anche un alleato ed è una vera e propria terapia, in grado di ritardare di anni il momento della dialisi.
La campagna di sensibilizzazione
Convivio: la ricetta per convivere con l’anemia da malattia renale cronica, è l’evento patrocinato da ANED Onlus (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto). Con il contributo incondizionato di Astellas Pharma, che si è svolto in diretta dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Una dieta sana, ma “senza costrizioni”, per migliorare la qualità della vita delle persone con anemia da malattia renale cronica. E guadagnare ‘buoni’ anni di vita, senza dialisi. “È possibile con un’adesione costante da parte del paziente. Abbiamo dati scientifici consolidati che lo confermano“, ha spiegato il Professor Antonio Santoro, Direttore del comitato scientifico Aned. L’evento si inserisce nella campagna di sensibilizzazione sull’anemia da malattia renale cronica, partita a fine 2020. Proseguita poi sui canali social dell’associazione con l’obiettivo di far conoscere questa patologia, molto diffusa e spesso ancora poco nota.
Poca informazione su associazione tra anemia e MRC
È ancora scarsa l’informazione sull’associazione tra queste due patologie, e in particolare sulla possibilità di ricorrere a una gestione multidisciplinare per migliorare le condizioni e ritardare la loro progressione. Consapevolezza e tempestività sono le parole chiave per Giuseppe Vanacore, presidente Aned che, per quanto riguarda la dieta, deve trattarsi di un’alimentazione sana ma ‘senza costrizioni‘, che possa essere inserita in uno stile di vita ‘sostenibile‘. “Quando i reni di una persona si ammalano, la sua vita cambia. Negli stadi più gravi – spiega – si associano spesso altre patologie, tra le quali l’anemia renale, talvolta diagnosticata in ritardo. Lavorando sulla consapevolezza possiamo accorgerci in tempo della malattia e intervenire tempestivamente. Abbiamo scelto di parlare di questa patologia attraverso il cibo – conclude – perché, oltre a far parte delle nostre vite sotto diversi aspetti, il cibo in questo caso è soprattutto prevenzione e cura“.
La dieta come terapia
Nel corso di CONVIVIO, la Chef Carol Povigna, supportata dal Dott. Andrea Pezzana (SC Nutrizione Clinica – Torino), ha realizzato una ricetta tratta da “Una alimentazione sana che ti sia amica”, il libro in cui hanno raccolto le corrette indicazioni dietetiche per i pazienti nefropatici. Il libro può essere richiesto sul sito di ANED (link).
La dieta è un elemento cardine della terapia. Oggi, infatti, si parla di vera e propria terapia nutrizionale che deve essere calibrata sui deficit della funzione renale insieme ai farmaci del singolo paziente. La terapia va adeguata in base al grado di disfunzione renale. Infatti, l’apporto proteico varia e diminuisce ai vari stadi di malattia, più alto all’inizio e cala progressivamente con la diminuzione della funzione renale. È fondamentale che il regime alimentare non porti a una condizione di malnutrizione, in particolare nei pazienti anziani che tendono ad avere una alimentazione poco varia. Ed è ancora diversa se la persona si trova in pre-dialisi o in dialisi perché è diverso lo scenario biochimico e la strategia d’intervento terapeutico.
Il regime alimentare per nefropatici
La dieta ipoproteica rappresenta un punto centrale per rallentare la progressione della patologia. I limiti alimentari, nella maggioranza dei casi, non sono dati dalle quantità e dalle calorie, ma nel limitare il consumo quotidiano di alcune sostanze come proteine, fosforo, sale, potassio, calcio ecc. In quanto queste impattano sullo stress esercitato sui reni danneggiati, sui vasi e su altri organi, determinando un’accelerazione dell’andamento della malattia.
La terapia ipoproteica serve a procrastinare la funzione renale, velocità del filtrato glomerulare, e far sì che si mantenga più a lungo nel tempo nei pazienti con MRC. È basata su una alimentazione con cibi che non contengono proteine o che ne contengono in quantità molto ridotta. Il meccanismo che sta alla base di questa protezione renale è fare in modo di avere un minor sovraccarico della attività a livello dei reni. La funzione principale dei reni è eliminare le sostanze tossiche azotate che derivano dal catabolismo delle proteine, e dunque più proteine vengono ingerite più aumenta il carico sui reni. Un rene che è insufficiente e ha già un numero ridotto di stazioni di filtraggio, i nefroni, quando si riducono le proteine lavora meno e mantiene la funzione renale più a lungo nel tempo.
Quantitativo proteico
La dieta deve prevedere un contenuto di proteine proporzionale alla funzione renale: un soggetto sano assume, in genere, 1g/Kg di proteine per Kg di peso corporeo al giorno, una persona con insufficienza renale iniziale ridotta l’apporto proteico viene abbassato a 0.8g/Kg per kg di peso e man mano che la funzione renale diminuisce deve essere anche ridotto il quantitativo di proteine. Il carico proteico deve essere calibrato nel tempo in base alla funzione renale.
La dieta ipoproteica in alcuni può prevedere la sostituzione di pane e pasta, normali con analoghi artificiali a base di amidi di varia origine, e anche di fette biscottate aproteiche, farina aproteica, dolci aproteici. Questi prodotti aproteici sono acquistabili solo in farmacia, con la presentazione del piano terapeutico rilasciato dal nefrologo.
Un regime alimentare adeguato è basato per lo più su alimenti vegetali, senza escludere le proteine animali, ma assumendole nelle quantità indicate e facendo in modo di alternarle. Per quanto riguarda pane, riso e pasta sono da preferire nelle forme meno raffinate. Sono da ridurre al minimo i cibi conservati e l’apporto di sale aggiunto.
L’anemia
Anemia e malattia renale cronica (MRC) molto spesso sono correlate. Si stima che un paziente su 5 affetto da MRC possa andare incontro a uno stato anemico che necessita di terapie, e questo riguarda gli stati avanzati di malattia. I reni producono un ormone importante, l’eritropoitina (EPO), la cui funzione è la produzione di globuli rossi. Nei nefropatici i reni non riescono a produrne a sufficienza e il numero di globuli rossi diminuisce provocando l’anemia. La maggior parte dei pazienti nefropatici diventa anemica nei primi stadi della malattia; successivamente la diminuzione della funzionalità dei reni e la conseguente insufficiente produzione di EPO, l’anemia si aggrava.
L’anemia può dipendere da diversi fattori come la mancanza di ferro, da perdita ematica, ridotta produzione di eritropoietina oppure apporto alimentare insufficiente. “L’anemia, complicanza frequente in particolare negli stadi più avanzati della malattia renale cronica, può dipendere da diversi fattori” – afferma il Prof. Antonio Santoro – “È necessario che chi segue il paziente con malattia renale cronica, primo fra tutti il Medico di Medicina Generale, individui la comparsa di una anemia e metta in atto quelle misure, sia di tipo alimentare che farmacologico, che permettano di correggere, almeno parzialmente, la complicanza anemica, che incide in maniera rilevante sulla qualità di vita dei pazienti con insufficienza renale“.
MRC e rischio malnutrizione
Alimentazione e MRC è una alleanza che deve durare tutta la vita e bisogna mantenere l’equilibrio. I pazienti nelle varie fasi della vita possono incorrere nel rischio di una malnutrizione di diverso tipo: eccesso e dunque spesso sovrappeso; difetto come nel paziente anziano; deficit selettivo degli alimenti. E spesso è direttamente correlata a patologie legate agli stili di vita come il diabete di tipo 2 o l’ipertensione.
È sempre più evidente l’importanza della prevenzione attraverso gli stili di vita e l’educazione alla corretta alimentazione che passa anche dalla conoscenza degli alimenti e al loro utilizzo.