Un recentissimo rapporto del Consiglio di Europa indica che le carceri italiane sono le più sovraffollate dell’Unione Europea.
Questo dato sulle carceri è sicuramente rilevante, ma al fine di migliorare la situazione, non può essere l’unico ad essere preso in esame. In sostanza, in merito ai ristretti non dobbiamo limitarci a chiedere quanti sono, dobbiamo anche chiederci che cosa fanno.
Dobbiamo cioè superare quell’approccio simile ai diritti degli animali, per cui ci si interroga solo se un essere vivente soffra, se abbia spazio, luce, aria, se abbia da mangiare, ecc.. Si deve approdare, invece, a un approccio basato sui diritti dell’uomo. In virtù di un approccio fondato sui diritti della persona umana, difatti, ci si dovrà interrogare anche in merito alla questione di come i ristretti trascorrono le loro giornate. Cosa fanno? Di cosa si occupano? Che cosa pensano? Tale approccio basato sui diritti della persona umana, risulta poi essere l’unico in grado di facilitare il discorso di attuazione della rieducazione del condannato di cui alla nostra Costituzione.
Così in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce di Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.
Emergenza coronavirus
L’emergenza coronavirus in Italia ha causato nelle ultime ore anche un’emergenza carceri. In molti istituti di pena i detenuti hanno protestato, anche violentemente, contro la gestione della situazione da parte dell’amministrazione penitenziaria. A Foggia c’è stata un’evasione di massa. A Modena sette detenuti sono morti per overdose, dopo aver invaso l’infermeria.
Uno dei problemi delle carceri italiane, che qui rende ancor più pericolosa l’emergenza coronavirus, è il sovraffollamento. Ma qual è la situazione oggi in base ai numeri ufficiali? E qual è stato l’andamento degli ultimi anni? Gli altri Paesi europei grandi e medio-grandi hanno problemi simili?
Andiamo a vedere i dati.
L’eterno ritorno del problema del sovraffollamento
La situazione attuale
Secondo i dati del Ministero della Giustizia, al 29 febbraio (dato più aggiornato) in Italia i detenuti erano 61.230, a fronte di una capienza regolamentare delle carceri pari a 50.931 posti. In altre parole, dove dovrebbero stare 100 persone lo Stato italiano ne ha confinate 120.
Questa situazione non è poi omogenea e ci sono penitenziari più sovraffollati di altri. Ad esempio a Regina Coeli a Roma sono detenute 1.061 persone in 616 posti (più di 170 persone ogni 100 posti). A Brescia nel carcere Fischione i detenuti sono 366 e i posti 189 (194 persone ogni 100 posti). Oppure a Bologna nel carcere D’Amato sono confinati in 500 posti 891 detenuti (quasi 180 persone ogni 100 posti). O ancora a Busto Arsizio 434 detenuti per 240 posti (180 ogni 100 posti) e gli esempi potrebbero proseguire.
L’andamento negli ultimi 20 anni
Alla fine dello scorso anno, al 31 dicembre 2019, i detenuti erano 60.769. Il numero è progressivamente aumentato dal 31 dicembre 2015, quando erano calati a 52.164, ed è il più alto dal 2013, quando al 31 dicembre erano 62.356.
Negli anni precedenti, tra il 2008 (escluso) e il 2013 i detenuti sono sempre stati più di 60 mila, a volte anche vicini ai 70 mila. Mentre tra il 2006 e il 2008 si sono registrati numeri significativamente più bassi, ma in costante aumento dal minimo dei 39.005 del 31 dicembre 2006, quando era stato varato un indulto (previsto dall’art. 79 della Costituzione). Tra il 1999 e il 2006 i numeri dei detenuti sono passati dai 50 mila circa (51.814) fino a quasi 60 mila (59.523 al 31 dicembre 2005).
Anche solo negli ultimi dieci anni, come abbiamo visto, la popolazione carceraria ha oscillato tra i quasi 50 mila e i quasi 70 mila detenuti. La capienza regolamentare degli istituti nello stesso periodo è cresciuta ma non a sufficienza. Secondo i dati Istat* siamo passati dai circa 45 mila posti del 2010 ai 50 mila abbondanti di fine 2019 (+13 per cento).
L’incapacità dell’Italia di risolvere il problema del sovraffollamento nelle carceri ha portato poi nel corso degli ultimi anni anche a diverse condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, da ultimo nel 2013.
Un confronto internazionale
Ma vediamo la situazione italiana nel confronto internazionale. Per prima cosa bisogna rilevare come nel nostro Paese i carcerati, rispetto agli altri Paesi europei grandi e medio-grandi, non siano un numero particolarmente elevato.
In base ai dati dell’Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime) nel 2017 il “tasso di detenzione” in Italia era di 100,5 detenuti ogni 100 mila abitanti (circa 60 mila detenuti su circa 60 milioni di italiani). Se guardiamo agli altri Paesi europei grandi e medio-grandi – a parte la Germania dove il tasso è di 77 detenuti ogni 100 mila abitanti – tutti gli altri hanno numeri superiori al nostro. In Francia 106 detenuti ogni 100 mila abitanti. Nel Regno Unito 143 detenuti ogni 100mila abitanti. In Spagna 127 detenuti ogni 100 mila abitanti. In Polonia 195 detenuti ogni 100 mila abitanti e negli Stati Uniti si arriva addirittura a 671 detenuti ogni 100 mila abitanti.
Problema per l’Italia e pochi altri Stati
Eppure il problema del sovraffollamento è, in Europa, una prerogativa dell’Italia e di pochi altri Stati. Nel rapporto dello European Prison Observatory (osservatorio sulla situazione carceraria in Europa, coordinato dall’associazione Antigone e finanziato dalla Ue) pubblicato a ottobre 2019 e riferito al 2018, si legge che «i sistemi penitenziari più sovraffollati sono quelli di Francia, Italia, Ungheria e Romania, con percentuali di presenze che variano dal 115 al 120 per cento [cioè 115-120 detenuti per 100 posti regolamentari n.d.r.]».
A parte la Francia, gli altri Paesi grandi e medio-grandi d’Europa pur avendo un tasso di detenzione superiore al nostro (tolta la Germania), non hanno problemi di sovraffollamento. In Spagna ci sono più posti che detenuti, così come nel Regno Unito e in Polonia (in quest’ultima però il calcolo dei metri quadri per detenuto potrebbe essere inferiore rispetto agli altri Paesi).
Nel nostro Paese, secondo il “XV Rapporto sulle condizioni di detenzione” pubblicato a maggio 2019 dell’Associazione Antigone, paghiamo da un lato «l’inefficace e repressiva legislazione sulle droghe, che rappresenta una delle principali cause di ingresso e permanenza in carcere» e dall’altro lato «un allungamento delle pene scontate dai detenuti condannati in via definitiva, nonostante non si abbia un parallelo aumento della gravità dei reati commessi».
Conclusione
Le carceri italiane sono sovraffollate, oggi come anche negli anni recenti. La situazione del sovrafollamento, che era migliorata (ma non risolta) tra il 2010 e il 2015, è tornata a peggiorare negli ultimi anni e oggi lo Stato italiano confina più di 60 mila persone in carceri pensate per 50 mila detenuti.
In alcuni singole carceri poi la situazione è ancora più grave.
Da un punto di vista internazionale, l’Italia non ha un numero particolarmente elevato di detenuti in rapporto alla popolazione. Eppure siamo tra i pochi Paesi europei grandi e medio-grandi, insieme alla Francia, ad avere un grave problema di sovraffollamento.