Gli effetti della pandemia colpiscono economicamente e psicologicamente numerosi studenti universitari. Le nuove restrizioni limitano tantissime attività degli studenti, con livelli di ansia e stress sempre più rilevanti.
Le disposizioni ministeriali degli ultimi mesi hanno inflitto un colpo tremendo per tutta l’Italia. Numerosi settori sono ormai allo stremo e i danni economici sono incalcolabili. Tutti i macro-settori (istruzione, sanità, istituzioni, lavoro pubblico e privato…) hanno pagato a caro prezzo i colpi sferrati dalla pandemia. L’ansia e lo stress generati da queste condizioni sono ormai a livelli ben oltre la “zona rossa” di sopportazione.
Le soluzioni per far fronte a questo disagio si diversificano ovviamente in relazione al settore in questione. Se per alcuni ambiti l’unica via d’uscita è lo stanziamento di miliardi di euro, per altri sarebbe stata “sufficiente” un’organizzazione programmata. Un anno fa era ovviamente impossibile ponderare e sviluppare tali decisioni. Ma ora, a un anno di distanza, fa rabbia assistere a una decadenza che – almeno in alcuni ambiti – poteva essere evitata o quantomeno contenuta. La cosiddetta “guerra fra poveri” non è mai stata d’aiuto. La ripresa economica non passa attraverso una sfida a chi ha subito più danni o a chi merita maggior aiuto. Serve un senso di coesione e unione, per far fronte ai disagi multipli e combattere questa sciagura con maggiori forze ed energie.
Tra i settori colpiti vi è ovviamente quello universitario. Oggettivamente, forse parliamo di un ambito che, rispetto ad altri, ha potuto reggere (relativamente) meglio l’onda d’urto generata dal Covid. Ma c’è un rovescio della medaglia: quello universitario è stato anche uno dei settori maggiormente ignorati da coloro che dovevano predisporre dei piani di rinascita e di riapertura. Le indicazioni sono sempre state poche, frammentate e imprecise. Ciò ha ovviamente provocato una confusione generale tra gli studenti, che si sono sentiti sempre più spaesati e abbandonati.
Ma, come già detto, questa non vuole essere una guerra tra poveri. Sarebbe meglio invece capire come stanno reagendo gli studenti e come si può intervenire per migliorare questa drastica situazione. Il recente piano vaccinale è sicuramente un buon segnale di ripresa, ma i problemi rimangono tanti.
I disagi economici e sociali degli studenti
L’onda d’urto pandemica non ha risparmiato nessuno. Nell’universo degli studenti però (così come in altri settori), qualcuno ha purtroppo subito maggiormente gli effetti generati dal lockdown. Principalmente, sono state danneggiate due categorie di studenti.
Stiamo parlando di studenti che autofinanziano il proprio percorso di studi attraverso due modalità differenti.
Prima modalità: studenti borsisti
Prevede un autofinanziamento grazie alle borse di studio. Con questa modalità i ragazzi investono letteralmente sul loro studio: il superamento degli esami permette di ottenere l’adeguato numero di CFU per guadagnare e mantenere la borsa di studio. I fondi destinati alle borse sono ovviamente riservati alle categorie di studenti che più necessitano di questa opportunità. Probabilmente, senza di essa, tantissimi ragazzi non potrebbero permettersi un percorso di studi universitario.
I vincoli, le restrizioni e le oppressioni portate dalla pandemia hanno ovviamente avuto ripercussioni sullo status mentale degli studenti. Per poter studiare in maniera efficace, è necessaria una condizione mentale ottimale che permetta di rendere al meglio. I disagi della pandemia hanno destabilizzato questa condizione mentale degli studenti, rendendo molto più complesso il superamento degli esami. Questa condizione alimenta ansia e stress provocati dalla propria carriera universitaria.
Per questi studenti, però, queste condizioni di disagio mentale sono enfatizzate ed accentuate dal loro status di “borsisti“. Il primo anno, infatti, non raggiungere un certo numero di crediti comporta l’obbligo di restituire tutti i benefici usufruiti (affitti, mensa ecc…). Questo in condizioni normali è un rischio ben ponderato dagli studenti. Chi si è però trovato ad affrontare questo impegno in mezzo ai disagi della pandemia, ha dovuto fare i conti anche con questo nuovo e ricorrente pensiero. Chi frequenta invece gli anni seguenti, vive con la costante paura di non poter proseguire nel suo percorso universitario. La condizione stessa di borsista è già abbastanza esemplificativa: chi si trova ad affrontare questi problemi non vive sicuramente in un contesto economico familiare che può facilmente intervenire per sopperire a queste difficoltà.
La borsa di studio rimane a oggi uno strumento fondamentale per garantire questo diritto fondamentale. Va tutelata, incentivata, potenziata. Ogni ragazzo merita di potersi guadagnare la propria opportunità.
Seconda modalità: studenti lavoratori
Prevede un autofinanziamento tramite il lavoro. Numerosi studenti (sia per scelta che per obbligo) non sono beneficiari di borsa di studio. Per potersi permettere i costi della vita universitaria, molti ragazzi si vedono costretti a cercare un posto di lavoro. La maggior parte delle volte si tratta di occupazioni part-time, spesso mal retribuite o logoranti fisicamente e mentalmente.
Portare infatti avanti in contemporanea un percorso lavorativo e un percorso di studi è estremamente complesso. Coniugare gli orari, gli impegni e gli appuntamenti è faticoso e stressante. Purtroppo però per tanti ragazzi è l’unica soluzione. Senza entrare troppo in merito sui motivi che portano a prendere questa scelta, è comunque giusto che vi sia la possibilità di condurre questo percorso. Con gli effetti della pandemia è stata preclusa anche questa possibilità.
Tanti studenti vedono sommarsi nuove preoccupazioni alle già ingenti pressioni generate dal percorso di studi. La paura di non avere abbastanza soldi per l’affitto, la paura di una bolletta troppo alta, la paura di non potersi permettere il materiale per studiare. In poche parole, ansie plurime che si sommano, si fondono e si amplificano dando vita ad una condizione di stress davvero difficile da sostenere. Molti ragazzi si trovano contemporaneamente a subire due tipi di pressione differenti. Da un lato quella economica che riguarda fondamentalmente tutta la nazione. Dall’altra quella legata allo studio, ovvero un’ansia più intima e personale. Si sviluppano infatti nei ragazzi tanti pensieri negativi: la paura di non essere all’altezza, il timore del giudizio dei genitori, un senso di inadeguatezza generale che porta a sottovalutarci e sminuirci.
L’unione per combattere ansia e stress
Insomma, tantissime influenze negative che condividono un unico denominatore: l’ansia e lo stress amplificati dai disagi economici e sociali della carriera universitaria. Quantomeno ci si sarebbe aspettati un intervento più deciso per limitare i danni del settore. Una migliore organizzazione generale, riguardante ad esempio lezioni in presenza e disponibilità delle biblioteche, avrebbe quantomeno agevolato le pratiche di studio. Se per ovvi motivi alcune problematiche non si sarebbero comunque potute risolvere, per altre fa invece rabbia vedere questo disinteresse. Una sorta di “si salvi chi può”, in un settore che dovrebbe rappresentare la colonna portante delle generazioni future.
Il consiglio per i ragazzi è comunque uno: non arrendetevi. Sfogatevi, parlate, agite. Raccontate i vostri problemi, non abbiate paura di sfogarvi, di aprirvi, di farvi comprendere. Spesso bastano semplici gesti per combattere quel terribile mostro chiamato ansia. Fate affidamento sulle persone fidate, aiutatevi e combattete insieme.
Gli universitari non mollano.