Cannabis light: come è cambiato il business negli ultimi anni?
Quello della cannabis light è un business relativamente giovane. Per raccontare la sua storia, bisogna infatti andare indietro nel tempo fino al 2017. Nel gennaio dell’anno in questione, infatti, è entrata in vigore la Legge 242/2016. Testo normativo redatto con lo scopo di valorizzare il carattere sostenibile della pianta della canapa, ha reso legali la commercializzazione e il consumo della cannabis caratterizzata da un basso contenuto di THC – non più dello 0,2% – e da un’importante dose di CBD.
Da allora, il giro d’affari è cresciuto fino a diventare una filiera che, oggi come oggi, dà lavoro a circa 10mila persone. Come è cambiato questo business negli ultimi anni? Scopriamolo assieme nelle prossime righe di questo articolo!
Cannabis light: dalla nascita degli e-commerce al boom del Coronavirus
La legge sopra ricordata, che come specificato dagli addetti ai lavori necessita di migliorie che definire importanti è riduttivo, ha avuto l’oggettivo pregio di mettere la parola fine all’associazione tra consumo di cannabis e illegalità. Dal 2017, infatti, sono nati tantissimi e-commerce di prodotti a base di cannabis light, ma anche numerosi negozi fisici.
Questo giro d’affari ha visto una crescita stellare con l’emergenza sanitaria e con l’avvento delle restrizioni finalizzate a contenere il contagio da SARS-CoV-2. Da inizio 2020, tantissimi siti hanno visto i loro fatturati quintuplicare da una settimana con l’altra.
Il boom in questione ha radici che sono legate a brand che con la cannabis light non hanno nulla a che fare, almeno non per quanto riguarda il core business. Degna di nota a tal proposito è la collezione di Levi’s che, diversi anni fa ormai, ha messo in primo piano capi realizzati con fibra di canapa tessile, rendendo nota a tutti la sua sostenibilità.
Le conoscenze in merito sono state fondamentali per la crescita degli acquisti online di capi e accessori realizzati in canapa tessile, materia prima che ha un impatto ambientale decisamente inferiore rispetto a fibre come il cotone sia per quanto riguarda la richiesta di risorse come l’acqua, sia per quel che concerne il consumo di suolo.
I numeri dell’ultimo anno e i consumatori più affezionati (online e non solo)
Quando si parla dei numeri legati ai prodotti a base di cannabis light, non si può non chiamare in causa un aumento dei consumi pari a circa il 76% (dati riguardanti il periodo compreso tra marzo 2020 e lo stesso mese del 2021).
Chi sono i consumatori più assidui? Come evidenziato da Davide Fortin, ricercatore economico presso la Sorbona di Parigi, l’interesse nei confronti della cannabis light e dei prodotti da essa derivati riguarda soprattutto gli utenti over 30 (dati ricavati monitorando un campione di 8mila persone).
Come rammentato nelle righe precedenti, il business della cannabis light non riguarda solo gli e-commerce. Esistono anche gli store fisici. Questi esercizi, nel corso dell’ultimo anno sono stati interessati da un cambiamento notevole.
Se fino a inizio febbraio 2020 gli shop fisici di cannabis light legale erano letteralmente presi d’assalto dai turisti stranieri, con l’avvento del cigno nero dell’emergenza sanitaria il loro numero è calato drasticamente.
Per contro, si è fatto strada un nuovo target: gli anziani. Come evidenziato da diversi addetti ai lavori, i clienti di età avanzata sono cresciuti tantissimo di numero. Quali sono i prodotti che acquistano di più? Nell’elenco è possibile citare le tisane a base di cannabis light, prodotti dalla forte efficacia rilassante.
Non c’è che dire: cambia la società ma questo business, tra i più interessanti dell’ultimo periodo, continua a riservare sorprese.