Nuovo approccio per prevenire l’infarto identifica le lesioni aterosclerotiche a rischio di rottura per trattamenti mirati sulle coronarie. Le placche più ricche di grassi sono le particolarmente pericolose.
Il dolore e gli altri sintomi che fanno pensare all’infarto. La corsa in ospedale, per arrivare prima possibile al trattamento, ricordando sempre che “il tempo è cuore” e che quanto prima si affronta la situazione tanto maggiori sono le possibilità di limitare i danni dell’ischemia. Poi, in alcuni casi purtroppo; nonostante i trattamenti che vanno sempre seguiti per prevenire nuove lesioni, si può andare incontro ad un nuovo infarto. Ora, per limitare questo rischio, arriva una nuova tecnica studiata in una ricerca svedese coordinata da David Erlinge; dell’Università di Lund, pubblicata su The Lancet.
La strategia punta diritto su quelle lesioni aterosclerotiche che non vengono individuate dalle normali angiografie e, proprio perchè ricche di cellule adipose che le rendono particolarmente friabili, potrebbero frammentarsi creando nuovi coaguli in grado di ostruire nuovamente i vasi ed indurre l’ischemia. Il metodo si basa sull’azione combinata di due tecniche, la Nirs (Near-Infrared Spectroscopy;, che sfrutta l’azione di “detective” dei raggi infrarossi e la Ivus; basata invece sull’analisi con gli ultrasuoni fatta dall’interno del vaso. In pratica, mentre una normale angiografia con mezzo di contrasto rivela solamente quanto avviene sulla parte più interna dei vasi sanguigni, queste due tecniche associate permettono di valutare anche l’intera struttura arteriosa e quindi di scoprire se ci sono anche nella parete del vaso lesioni potenzialmente a rischio perché ricche di grassi.
Queste diventano “colorate” con un particolare tono cromatico di giallo, che le rende quindi visibili. Il test per scoprire queste alterazioni; secondo quanto riportato nello studio, è invasivo. Si fa risalire con un particolare sondino fino al cuore il “rilevatore”, associato ad una comune angiografia, per poi ottenere lo “spaccato” delle lesioni maggiormente vulnerabili e a rischio di rottura.