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GRAMSCI IN CASTEDDU: celebrare la Festa della Liberazione

Celebrare la Festa della Liberazione, ancora una volta senza scendere in piazza, è uno strappo che necessita di essere elaborato, non poteva mancare, dunque, in questo “Aprile Resistente”, organizzato dalla compagnia teatrale Il crogiulo di Cagliari una celebrazione teatrale con un doppio appuntamento domenica 25 aprile. Gramsci in Casteddu.

Si parte alle 17 con GRAMSCI IN CASTEDDU – TOUREADING attraverso i luoghi gramsciani della città di Cagliari, con Ornella Piroddi, Maurizio Pretta Carboni e Giacomo Casti. Il soggiorno di Antonio Gramsci nel capoluogo isolano fu senz’altro molto duro: camere d’affitto fredde e umide, pasti alla buona e abbigliamento ridotto al minimo. Tuttavia, sostenuto dalla sua vivida intelligenza e grazie a una severa applicazione, si diplomò con voti eccellenti. Cagliari fu però anche il luogo dove conobbe il mondo e maturò le sue idee politiche e sociali. Un fattore, quest’ultimo, generalmente sottovalutato in sede biografica e nelle commemorazioni ufficiali.

In sostanza, quando a vent’anni se ne allontanò, Nino era ormai un uomo fatto e pronto ad affrontare l’importante esperienza torinese. “Forse non è ancora troppo tardi per far si che Cagliari torni a riappropriarsi della figura umana e intellettuale di Antonio Gramsci”, spiegano Casti, Piroddi e Pretta. “Crediamo che visitare i luoghi cittadini che Nino visse e frequentò, fra il 1908 e il 1911, rievocando quel triennio fondamentale per il suo percorso politico, sia un ottimo modo per cominciare a farlo.

Viaggio nello spazio e nel tempo

Un viaggio nello spazio e nel tempo, attraverso le memorie di chi ebbe la grande fortuna di conoscerlo e frequentarlo, ma anche attraverso le memorie di una Cagliari immersa nella sua Belle Epoque che in quel periodo cambiava rapidamente e viveva anni di grande fermento sociale e culturale. Un viaggio dentro nei stessi per capire l’importanza che ha avuto questo triennio cagliaritano, nel trasformare Antonio Gramsci ragazzo in uomo di politica e pensiero”.

“Probabilmente tu qualche volta mi hai un po’ invidiato perché mi è stato possibile studiare. Ma tu
non sai certamente come io ho potuto studiare”, scrive Gramsci in una lettera al fratello Carlo del 1927. “Ti voglio solo ricordare ciò che mi è successo negl anni dal 1910 al 1912… Io ebbi una stanzetta che aveva perduto tutta la calce per l’umidità e aveva solo un finestrino che dava in una specie di pozzo, più latrina che cortile. Mi accorsi subito che non si poteva andare avanti… Incominciai col non prendere più il poco caffè al mattino, poi rimandai il pranzo sempre più tardi e così risparmiavo la cena. Per otto mesi circa mangiai così una sola volta al giorno e giunsi alla fine del 3° anno di liceo, in condizioni di denutrizione molto gravi”.

Trasmesso in streaming

Il tour verrà ripreso da Eja Tv e sarà poi reso fruibile sul sito www.gramscilab-ales.com.
Alle 21 dallo spazio Fucina Teatro, nel centro culturale La Vetreria di Pirri, verrà riproposto, sulla pagina face book della compagnia, (20+) Il Crogiuolo – Fucina Teatro, La Vetreria | Facebook. Il fortunato TUTTO#TRANNE#GRAMSCI, spettacolo liberamente ispirato a “Le donne di casa Gramsci” di Mimma Paulesu Quercioli, con Marta Proietti Orzella e la regia di Susanna Mameli (in video Renata Manca; contributo video Emanuela Cau; produzione Anfiteatro Sud).

In scena c’è Teresina, la più piccola delle sorelle Gramsci, forse la preferita, quella con cui Antonio ha condiviso molti momenti della sua infanzia. È lei che, donna fatta, restituisce questa parte della storia, quella di lei bambina e delle sue sorelle e fratelli che ancora non sanno e non avvertono lo strano destino che incombe sulla famiglia. È un omaggio alla figura della madre di Gramsci – una sorta di “Madre Courage” a tutti gli effetti – che di fronte alle più grandi avversità si rimbocca le maniche e lavora strenuamente, s’impegna caparbiamente, fino in fondo. Ma in scena c’è anche la voglia di raccontare un Antonio meno conosciuto.

L’occasione di interrogarsi su quanto la vita di un uomo sia strettamente intessuta alla vita degli altri tanto da esserne il riflesso, l’estensione, il proseguimento nei gesti, negli ideali, nelle aspettative. Questa vita impastata di relazioni, privazioni, disavventure e struggimenti onirici, che fanno delle sorelle di Antonio e di sua madre dei varchi verso il mondo, delle strade da percorrere per rompere l’isolamento del carcere e mantenere il legame verso la sua terra.
Teresina regala un Antonio bambino, che fragile e determinato coglie le sfide del destino senza esitazioni. E le donne di casa lo sostengono e lo amano fino al termine dei suoi giorni.

About Barbara Mancosu

Studentessa in Beni Culturali e Spettacolo

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