Tantissime attività sarde in crisi nera per via dei matrimoni rinviati a causa del Covid. A Cagliari, così come in altre città italiane, protesta pacifica di imprenditori e lavoratori per chiedere ripresa e ristori.
Le future spose non possono celebrare il loro matrimonio come lo hanno sempre immaginato. Magari in una bella villa, con un bel banchetto e un’orchestrina. Il Covid ha generato un numero elevato di matrimo rinviati, magari anche più di una volta.
E qualcuna proprio in questi giorni ha rimandato per la quinta volta la data del sì. Non è solo una questione di cuore: diciassettemila addetti in Sardegna del comparto wedding, dai fotografi ai ristoratori, sono fermi a causa del Covid. E chiedono sostanzialmente due cose: una data di ripartenza e ristori. Hanno ribadito le loro ragioni questa mattina in una manifestazione sotto il Consiglio regionale, a Cagliari.
E hanno pacificamente sventolato rose bianche e rosse. E con rabbia hanno urlato: “Basta, ora vogliamo lavorare“. “Tranne due mesi estivi – ha detto Yvonne Concu, capo delegazione delle associazioni che hanno promosso la mobilitazione – siamo fermi da quattordici mesi. Sono coinvolte circa trenta tipologie di lavoratori. Le spose sono disperate e noi non incassiamo”. Un modo per ripartire ci sarebbe. “Il nostro protocollo di ripresa è stato già presentato – ha spiegato Marzia Cilloccu di Villa Vivaldi – noi lavoriamo su prenotazione: il tracciamento e il rispetto delle norme di sicurezza sarebbe ultra garantito. Si potrebbe ripartire tranquillamente”.
La manifestazioni si è svolta contemporaneamente nelle principiali città italiane. A Cagliari le proteste – sempre pacifiche e rispettose delle norme anti Covid – si sono svolte anche in piazza del Carmine e sotto la Regione in viale Trento. E si va avanti a oltranza. O almeno sino a quando non ci saranno risposte certe.