Sono oltre 3,5 milioni gli italiani che scoraggiati o per altri motivi hanno rinunciato a cercare un lavoro nell’anno dell’emergenza Covid segnando il record negativo dell’ultimo decennio.
E’ quanto emerge dall’analisi dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su dati Istat in riferimento all’iniezione di fiducia con una forte spinta sull’occupazione; secondo quanto previsto dal Recovery Plan presentato alle Camere dal premier Mario Draghi; per far ripartire l’Italia e curare le ferite causate dalla pandemia.
Una scossa per un Paese in cui nell’ultimo anno – evidenzia Uecoop; la situazione di incertezza ha pesato sulle opportunità di lavoro e sulla fiducia degli italiani di poterne trovare uno; tanto che molti ci hanno rinunciato più o meno definitivamente. Fra i motivi della mancata ricerca di lavoro si va dal “è tutto fermo” a “nessuno assume a causa Covid”; dal “timore del contagio” all’attesa “che si attenui la pandemia”; fino a chi ha rinunciato a dare la caccia a un’occupazione perché ritiene proprio di non avere speranze di trovarlo spiega Uecoop sulla base dell’ultima relazione Istat al Parlamento.
Più di 1 rinunciatario su 4 (25,8%) ha fra i 45 e i 54 anni in una fascia di età, evidenzia Uecoop; in cui si è troppo giovani per andare in pensione, anche con le varie soluzioni di anticipo attualmente in vigore; ma si è anche troppo grandi per accedere ai vari contratti di inserimento con decontribuzione che invece possono essere utilizzati per i più giovani.
Nell’anno dell’emergenza sanitaria il totale degli inattivi (dai definitivamente scoraggiati a chi ha mollato per motivi personali o familiari) ha fatto un balzo del 7,2% a livello nazionale con gli incrementi maggiori nelle regioni del Nord epicentro della pandemia almeno nella prima fase: dalla Lombardia (+7,6%) al Piemonte (+5,4%); dal Veneto (+5,3%) all’Emilia Romagna (+6,2%), dalle Marche (+6,2%) all’Abruzzo (+5,6%). Mentre nelle grandi regioni del Sud la crescita degli inattivi è molto più contenuta con la Calabria al +2,2%, la Sicilia al +2%, la Puglia al +0,8% con solo la Campania che sfiora il 4%.