Il ministero della Cultura e la Commissione nazionale italiana Unesco hanno valutato positivamente il progetto che, unico in Italia, offre uno spaccato ad ampio raggio della vita nelle comunità delle “Domus de Janas”.
Civiltà preistoriche vissute tra i 5000 e i 7000 anni fa. Luoghi della tradizione popolare che comprendono monumenti funerari e grotticelle artificiali scavate nella roccia, spesso impreziosite da bassorilievi con motivi autoctoni e pitture. Una magia che circonda e inebria tutti i luoghi delle Domus de Janas: le “case delle fate“.
Un pezzo fondamentale delle origini della nostra terra. Monumenti, reperti e tracce di quelle civiltà che hanno dato origine al popolo che siamo ora. Un racconto che parte da lontanissimo, ben prima della Sardegna dei giudicati o degli Aragonesi. Prima di Eleonora d’Arborea e dei Piemontesi. La storia sarda alla sua genesi. Una pagina di storia spesso dimenticata o messa in secondo piano, ma che forse è la più legata alla Sardegna fra tutte. Si parla dei popoli che in questa terra ci sono nati, non che sono sbarcati successivamente. Una storia che è legata fisiologicamente alla terra, alla natura. Popoli che vivevano senza le influenze del mondo esterno e senza tutto ciò che l’invenzione della scrittura avrebbe in seguito portato.
L’uomo e la sua terra, nient’altro. Questo legame ha dato vita a reperti estremamente simbolici che ci presentano la civiltà nella sua forma più pura e “naturale”. La Sardegna delle grotte, dei menhir, dei dolmen, dei villaggi. La vera nascita del nostro territorio.
La candidatura al riconoscimento Unesco
E’ probabile che sia proprio per questo motivo che il centro studi “Identità e memoria” abbia deciso di candidare al riconoscimento Unesco le Domus de Janas. Il centro ha portato avanti il progetto sin dal 2017, guidato dalla studiosa Giuseppa Tanda, massima esperta delle “case delle fate”. Questa candidatura è l’unica in tutta Italia che presenta la sua preistoria. “E’ proprio questa la forza del nostro progetto” spiega Giuseppa Tanda.
Il Ministero della Cultura e la Commissione nazionale italiana Unesco hanno infatti valutato positivamente il progetto. Con questo passo è possibile accedere alla cosiddetta “tentative list“, la lista delle candidate al Riconoscimento Unesco 2021. Sono 35 i siti che sono stati presentati. Tra di essi troviamo il monumento troncopiramidale di Monte d’Accoddi nel cuore della Nurra, la necropoli ipogeica di Anghelu Ruju e le tombe rupestri di Santu Pedru ad Alghero. Le Domus de Janas di Montessu, nel Sulcis, e quelle a prospetto di Anela nel Goceano, la Roccia dell’Elefante a Castelsardo, la Tombe dei Giganti di Lu Muri ad Arzachena, il complesso prenuragico del Parco Archeologico di Pranu Mutteddu a Goni, le officine dell’ossidiana sul Monte Arci.
Un’opportunità per l’Isola
Il riconoscimento Unesco potrebbe rappresentare un grandissimo passo avanti per la nostra isola. Il settore culturale sardo acquisterebbe notevole prestigio in più, andando a coinvolgere tutti gli altri settori. Di riflesso, infatti, anche il turismo dell’isola ne gioverebbe in maniera esponenziale. Si andrebbe a variare un’offerta turistica, rendendo più appetibile la Sardegna da un punto di vista storico-culturale. Una tipologia di turismo in più per rendere più completo e variegato il nostro ecosistema turistico.
La speranza è di vedere tante altre iniziative culturali che onorino la storia della Sardegna, nelle sue innumerevoli forme, sfumature e tipologie.
E speriamo, ovviamente, nel riconoscimento Unesco. Magari basta un pizzico di “polvere di fate”.