Nuovi farmaci, farmacocinetica e attività fisica. Sono questi i 3 elementi che facilitano oggi la cura dell’Emofilia. Ne ha discusso Giuseppe Malcangi, del centro emofilia e trombosi del Policlinico di Bari.
Tre elementi oggi rendono più facile la cura dell’emofilia: nuovi farmaci, la farmacocinetica e l’attività fisica”. Così Giuseppe Malcangi, Uosd Centro emofilia e trombosi del Policlinico di Bari ha argomentato le nuove prospettive di cura dell’emofilia. L’ha fatto durante la settima tappa di ‘Articoliamo’. Si tratta di una campagna sostenuta da Sobi con il patrocinio di FedEmo e dedicata a favorire la cura e il benessere delle articolazioni nelle persone con emofilia.
“Nuovi farmaci con emivita prolungata permettono di aumentare l’intervallo tra le somministrazioni del farmaco e così avere una quantità maggiore di fattore VIII nel sangue e quindi più protezione. Poi c’è la farmacocinetica, che ci consente di quantificare la durata del farmaco nell’organismo. Infine l’attività fisica: i pazienti che la praticano si assicurano una protezione più alta”. Una ricerca commissionata da Sobi ha rivelato come è cambiata l’attività fisica dei pazienti in epoca Covid. Il 34% ha smesso di svolgerla, dato che sale al 50% nei pazienti con patologie gravi.
“L’approccio al paziente emofilico oggi è sempre più multidisciplinare -conclude Malcangi – l’ematologo rimane il regista ma è importante il coinvolgimento di fisiatra e fisioterapista e dei loro piani di riabilitazione per evitare problematiche articolari”.