Covid e crisi del terziario: -1,5 milioni di posti di lavoro e -130 miliardi di consumi. Il Coronavirus ha ridotto il valore aggiunto del settore terziario di quasi il 10% nel 2020. È la prima volta in 25 anni di crescita ininterrotta.
La pandemia ha ridotto il valore aggiunto del settore terziario di quasi il 10% nel 2020. È la prima volta in 25 anni di crescita ininterrotta. Per l’esattezza la perdita ammonta al -9,6% rispetto al 2019. L’epidemia da Covid ha avuto un impatto pesantissimo sui consumi con quasi 130 miliardi di spesa persa. Di questi miliardi, l’83% (pari a circa 107 miliardi) della perdita si è registrata in quattro settori in particolare. Tra questi, abbigliamento e calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli e cultura e alberghi e pubblici esercizi. Per quanto riguarda invece i posti di lavoro, i servizi di mercato contano la perdita di 1,5 milioni di occupati in meno. I numeri sono contenuti nell’ultimo rapporto dell’ufficio studi Confcommercio, chiamato: “La prima grande crisi del terziario di mercato”.
Le cifre rappresentano una flessione mai registrata prima, negli ultimi 25 anni. I maggiori cali si registrano appunto nel terziario: nella filiera turistica (-40,1% per i servizi di alloggio e ristorazione), seguita dal settore delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (-27%) e dai trasporti (-17,1%). Sul fronte del commercio, l’unico ad aver tenuto è il settore alimentare, che ha in qualche modo contenuto le perdite, attestandosi al -7,3%.
La concentrazione delle perdite di consumi e valore aggiunto “su pochi settori – sottolinea il rapporto – appare oggi come un elemento di debolezza del sistema. Giustifica inoltre la richiesta di sostegni adeguati a transitare questa parte di tessuto produttivo dalla crisi pandemica al momento della ripresa”. Quanto alle conseguenze sull’occupazione, i servizi di mercato registrano la perdita di 1,5 milioni di unità su una flessione totale di 2,5 milioni, dopo aver creato, tra il 1995 e il 2019, quasi 3 milioni di nuovi posti di lavoro.
Nel 2020 si registra dunque una riduzione di 512mila unità di lavoro standard nell’industria, che va aggiunta alla perdita di 1,5 milioni di unità nei servizi di mercato. Infine, lo studio segnala anche una trasformazione del terziario di mercato da un grande comparto di piccole e piccolissime imprese a un grande comparto costituito sempre più da imprese piccole e medie. Ne consegue che negli ultimi 10 anni si è registrato un progressivo e costante spostamento dal modello di ditta individuale a quello di società di capitali.