Roberto Barnabei, docente di Medicina interna e Geriatria e presidente di “Italia Longeva”, racconta i dati di un’Italia sempre più vecchia. Ma attenzione, i nuovi anziani sono le stesse persone che furono protagonisti del ’68.
Durante un intervento all’incontro online “Proteggersi dall’herpes zoster, un’occasione da non perdere. Quando l’innovazione incontra la prevenzione“, Roberto Barnabei ha parlato di alcuni dati significativi per quanto riguarda la situazione demografica italiana. Barnabei è docente di Medicina interna e Geriatria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Rome e presidente di “Italia longeva“. Quest’ultima è l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva, istituita dal Ministero della Salute per consolidare la centralità degli anziani nelle politiche sanitarie e di welfare.
Roberto Barnabei elenca alcuni dati. L’Italia è un “Paese di ‘vecchi’, di fragili“: questi sono oggi 14 milioni, e, nel giro di una generazione, saranno aumentati di altri 6 milioni. Gli ultranovantenni sono 700mila e i centenari 14mila. Le persone di 105 anni sono 1.500, mentre i super centenari, quelle che hanno 110 anni, non superano le 12 unità. Secondo Barnabei è proprio questo il limite d’età, definendo “pallisti” coloro che indicano il limite a 120 o a 150 anni.
Tutti quanti sperano di poter invecchiare in salute, e questo dipende da una serie di variabili. Tra queste, bisogna ancora lavorare su moltissime, sottolineando che “invecchiare in salute non è gratis“. Ad essere gratuita è invece la prevenzione vaccinale, “perché con una piccola iniezione si fa un passo verso l’invecchiamento in salute“.
La nuova classe degli anziani
Il professor Barnabei ha invitato a rivalutare lo stereotipo dell’anziano passivo, seduto in poltrona davanti alla tv che non chiede nulla. Infatti, coloro che negli anni ’90 avevano tra i 25 e i 45, oggi hanno tra i 65 e gli 85 anni. Sono questi i protagonisti dell’invecchiamento, e sono le stesse persone che sono state protagoniste del movimento sessantottino e che hanno fatto la rivoluzione sessuale. Affronteranno certamente i disturbi dovuti all’età avanzata con un diverso approccio diverso alla classe di anziani a loro precedente. Faranno più attenzione alla qualità della vita, chiederanno di più e si terranno maggiormente informati. “Avremo la possibilità, quindi, di fare prevenzione vaccinale in modo assolutamente diverso“, aggiunge il geriatra.
Barnabei, alla luce di questi fatti, sostiene che lo sforzo comune debba essere quello di trovare forme di comunicazione adeguate e innovative che intercettino la diversa attitudine alla vita dei nuovi fragili. Suggerisce così forme più “spettacolari” di coinvolgimento, come “vaccinare in diretta televisiva Don Matteo o, a livello internazionale, Robert De Niro“.