Il Museo Nivola è orgoglioso di annunciare la mostra di Peter Halley intitolata “Anesteria”.
Il Museo Nivola è felice di presentare al suo interno la mostra intitolata “Anesteria”, del grande artista Peter Halley.
Peter Halley è la figura chiave del Neo-concettualismo americano degli anni Ottanta. Egli è noto per la sua pittura geometrica che allude agli spazi sociali del tardo capitalismo e alla loro dimensione di confinamento, isolamento e reclusione. Le forme della “cella” e del “condotto”, adottate negli anni ’80 e tuttora alla base del suo lavoro. Le sue opere rimandano alle strutture rigide e spigolose dei grattacieli per uffici, ma anche ai microchip del computer, ai circuiti elettrici, alle “stanze” virtuali e alle infinite connessioni del web. La sua visione del mondo contemporaneo, influenzata da pensatori come Foucault e Baudrillard, è intrisa di pessimismo. Tuttavia la sua arte è espressa con un linguaggio elettrizzante, vitalistico, carico di travolgente energia.
A partire degli anni ’90, Halley ha cominciato ad affiancare alle tele una serie di interventi sullo spazio architettonico realizzati per mezzo di wallpaper e stampe digitali. Questi lavori sono stati sviluppati a volte in collaborazione con altri artisti. Su questo aspetto del suo lavoro si incentra anche il progetto creato per il Museo Nivola. Per questo Halley trasformerà completamente l’interno dell’edificio che ospita le mostre temporanee. Il lavoro è in piena sintonia con l’orientamento del museo: dedicato a Costantino Nivola, che fu uno dei protagonisti del movimento per la “sintesi delle arti” di metà 900.
L’installazione della mostra
Il Museo Nivola guarda infatti con particolare attenzione ai rapporti tra arte, architettura e design. Ciò è testimoniano dalle mostre dedicate in passato agli sconfinamenti nell’arte da parte di maestri del design italiano come Andrea Branzi, Michele de Lucchi e Alessandro Mendini. Quest’ultimo già collaboratore di Halley in una serie memorabile di installazioni.
Il formato dell’installazione ha assunto maggiore importanza per Halley a partire dal 2018. Questo con il progetto per la Lever House a New York e con le due edizioni di HETEROTOPIA realizzate nel 2019 ai Magazzini del Sale nell’ambito della Biennale di Venezia e alla galleria Greene Naftali a New York. In questi progetti l’installazione creava spazi labirintici, disturbanti e vagamente sacrali, in cui il visitatore si aggirava inquieto e disorientato.
A Orani, invece, nell’antico lavatoio del paese usato dal museo per le mostre temporanee il tono è gioioso e vivace, lo spazio euforico. Infatti si è creato un edificio chiaro e lineare simile per forma e proporzioni a una chiesa.
Entrando dalla terrazza, un ambiente inondato di luce affacciato sul parco del museo, il visitatore verrà colpito dallo shock visivo prodotto non solo dalle tinte fluorescenti predilette da Halley, ma anche dal carattere esuberante e dinamico delle immagini. Racchiuse in uno schema che fa pensare ai cicli di affreschi del Trecento. Ma che tutt’a un tratto si impenna in una serie di onde colorate, queste combinano il repertorio tipico della pittura dell’artista con riferimenti all’arte del passato. Dal Rinascimento a Warhol, passando per Matisse e sfiorando i graffiti delle caverne.
La mostra “Anesteria”
Il titolo greco dell’installazione, Anesteria, è un riferimento alla festa primaverile dei fiori in onore di Dioniso. Durante questa festa, col dio presente, venivano rappresentate tragedie e commedie. Carica di associazioni di vita e morte, gioia e sofferenza, questa antica celebrazione della primavera suona oggi come auspicio di una possibile rinascita dopo la pandemia.
“Nel cuore della Sardegna – dice Antonella Camarda – Halley ha creato qualcosa di simile a una sua cappella degli Scrovegni . L’effetto è quello di un un’eccitante immersione nel clima dionisiaco di un Mediterraneo sognato attraverso il filtro del Modernismo novecentesco e bagnato in una luce artificiale e psichedelica.”
“L’installazione – afferma Giuliana Altea – esalta i contrasti di cui è fatta la pittura di Halley. Essa è al tempo stesso concettuale e decorativa, criticamente riflessiva e spettacolare, intensamente contemporanea e nutrita del dialogo con la storia dell’arte: combina polarità opposte, non tanto per cercare tra loro una sintesi o tentarne una conciliazione, quanto piuttosto per metterle in tensione e innescare corto circuiti dell’immaginario.”