Raimonda Spelarci la “racconta storie”, vi presenta una passeggiata virtuale tra la Chiesa di piazza del Carmine, con i vivaci mosaici che rappresenta la Madonna del Carmelo di Aligi Sassu
L’edificio si trova all’inizio di viale Trieste, a pochi metri da piazza omonima e sorge sulla antica chiesa costruita nel corso del Cinquecento. I bombardamenti del 1943 provocarono danni gravissimi all’edificio religioso e si decise per una ricostruzione ex novo.
La chiesa attuale, inaugurata nel 1953, è di fattura moderna; risalta in particolare per l’abside con i coloratissimi mosaici di Aligi Sassu e custodisce anche alcuni dei dipinti appartenenti all’antico edificio. Il monte Carmelo ricorda l’eredità spirituale del profeta Elia, uomo contemplativo e strenuo difensore del monoteismo. Alcuni eremiti si ritirarono sul Carmelo con l’intento di dedicarsi al culto divino sotto il patrocinio della beata Vergine Maria. La Regina del Monte Carmelo è la patrona dei Carmelitani e di coloro che si impegnano a vivere la spiritualità del Carmelo è la protettrice di coloro che ne indossano lo scapolare ed è lo speciale sostegno delle anime del Purgatorio.
La statua della Vergine
Tra le opere sopravvissute dalla guerra vi è la statua della Vergine, rappresentata con il Bambino Gesù in braccio.
Aligi Sassu al culmine della sua notorietà ha accettato di comporre una delle sue opere più importanti e ha voluto decorare l’ intera abside della chiesa.
Con l’arte del mosaico e colori molto forti e vivaci tipici della sua personalità. Egli ha raccontato le immagini della vicenda della madonna del Carmine e nelle varie scene si ritrova l’atto costitutivo dell ‘ordine carmelitano, la Gloria di Cristo, I pontefici sostenitori dell’ordine , soprattutto l’imponente figura del profeta Elia , affiancato da angeli che atterranno i dannati o che elevano i beati al cielo.
Frontale alla chiesa e ad angolo con la piazza è ancora facile rintracciare il luogo dove ai primi del 900 sorgeva “La Fonderia Doglio” (poi Palazzo Binaghi). Lo stabilimento produceva ghisa e bronzo utili per le centine metalliche per la copertura e le ringhiere delle gallerie del “Teatro Politeama” di via Regina Margherita. Sono stati prodotti anche degli apparecchi e delle macchine per le miniere e a addirittura gli impianti delle grandi pompe per le acque delle miniere di “Montevecchio” Palazzo Binaghi invece era sede di uffici Amministrativi.