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Ipertesi, attenzione ai farmaci che fanno salire la pressione

Antidepressivi, antinfiammatori, derivati del cortisone: medicine comunissime che però possono favorire l’ipertensione.

Si comincia con gli stili di vita. Controllo del peso, attenzione al sale con la dieta, attività fisica regolare, niente fumo, lotta allo stress. Se i valori di pressione arteriosa superano la fatidica quota di 140-90 millimetri di mercurio, o comunque anche con livelli pressori diversi se ci sono fattori aggiuntivi che possono in qualche modo peggiorare il profilo di rischio cardiovascolare. Il medico può consigliare un trattamento con farmaci che riducano la pressione. Fino a questo punto il percorso dei milioni di ipertesi che vivono in Italia – considerando che molti nemmeno sanno di avere valori di pressione elevati  – è chiaro.

Pressione alta? attenzione ad altre terapie

C’è però un elemento che non va sottovalutato. Bisogna sempre riflettere su eventuali altre terapie che si stanno assumendo, perché potrebbero influire negativamente sullipertensione. Peggiorerebbero la situazione al punto che, semplicemente riducendo o evitando questi medicinali, si potrebbe addirittura sospendere la cura per la pressione alta. A sostenerlo, dati alla mano (le informazioni sono sempre state riferite dai pazienti), è una ricerca presentata al convegno scientifico dell’American College of Cardiology, coordinata da John Vitarello del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston. L’esperto lancia un monito: occorre che i medici verifichino sempre con i pazienti ipertesi quali farmaci stanno impiegando per altri motivi. Considerare che a volte le persone assumono per lunghi periodi anche terapie non su prescrizione medica, con possibile impatto sulla pressione arteriosa.

 
 
Lo studio segnala che antidepressivi, antinfiammatori non steroidei (i classici Fans) e derivati del cortisone da assumere per via orale impiegati nelle malattie reumatiche, come il Lupus o l’artrite reumatoide, potrebbero influire sulla pressione. E sono di uso molto comune. I primi sarebbero utilizzati dal 9% degli adulti, i secondi dal 7% e due persone su cento farebbero terapie croniche per malattie infiammatorie con cortisone per via orale.
“Si tratta di farmaci che assumiamo comunemente – sia farmaci da banco che prescritti. Possono avere l’effetto collaterale non intenzionale di aumentare la pressione sanguigna e potrebbero avere effetti negativi sulla salute del cuore – ha ricordato Vitarello”. Soprattutto, dall’indagine emerge che quasi una persona su cinque rischia di assumere trattamenti che rendono meno efficaci gli antipertensivi. Probabilmente se monitorati, potrebbero addirittura consentire di ridurre la cura per l’ipertensione.
 

About Alessandra Massidda

Appassionata di Danze Etniche, studio e mi formo come insegnante. La fotografia è la mia seconda passione, fotografo e viaggio alla scoperta della mia terra, la Sardegna. La psicologia? la mia terza passione. Credo fortemente che l'arte in tutte le sue forme sia una terapia molto efficace. Dimenticavo , studio Beni Culturali e Spettacolo all'Università di Cagliari.

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