Servizio civile digitale: al via il programma per i giovani sino ai 28 anni. Lavoreranno su progetti di trasformazione digitale, competenze informatiche di base e cittadinanza digitale
Al servizio civile universale di quest’anno e sino al 2023 si aggiungerà una guarnigione di 1000 giovani evangelizzatori del digitale.
Il ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale e quello per le Politiche giovanili hanno pubblicato online l’avviso che consentirà di dare concretezza al servizio civile digitale. In un’evoluzione che dal 1972, prende la forma di un impegno sotto il profilo dell’innovazione. Quest’anno si parte in via sperimentale con uno stanziamento di 6,4 milioni di euro. Si proseguirà per altri due anni grazie ai 60 milioni di euro inseriti nel Pnrr, il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza legato al Recovery Fund europeo. E i 1000 volontari previsti per il 2021 potrebbero aumentare, visto che fonti governative confermano che il totale delle persone coinvolte nel triennio dovrebbe sfiorare quota 10mila.
Cosa dovranno fare i volontari del servizio civile digitale?
Sulle loro spalle, un’impresa quasi eroica, almeno in un Paese come l’Italia. Favorire l’uso dei servizi pubblici online e alimentare le competenze digitali della popolazione è importante. Secondo l’ultimo rapporto Desi relativo al 2019, il 58% degli Italiani tra i 16 e i 74 anni non possiede un livello di competenze digitali almeno di base. Quello che consente di esercitare in pieno i diritti di cittadinanza ormai in gran parte lontani da uffici e scartoffie.
E quanto siano essenziali quelle competenze lo abbiamo capito in particolare nel corso degli ultimi 12 mesi. Tutto ciò grazie a telelavoro, incombenze burocratiche da sbrigare a distanza e rapporto con le autorità sanitarie. Secondo le stime, circa 26 milioni di italiani sono al momento esclusi da queste dinamiche.
Ovviamente, il servizio civile digitale non potrà ribaltare una situazione che nasce da mille ragioni diverse. Ma è comunque un pezzo del piano operativo di quella strategia nazionale per le competenze digitali e del programma europeo “Reskill and Upskill” che insieme puntano a recuperare il ritardo italiano entro il 2026. In qualche modo sembra perfino riallacciarsi al progetto dei Digital Champions. Tutto ciò per come era stato declinato in Italia fra 2014 e 2016, cioè una rete di cittadini volontari in grado di dare un contributo.
Che cosa faranno i facilitatori digitali?
Questi mille operatori volontari, riceveranno un compenso mensile di 439,50 euro netti, saranno una sorta di facilitatori digitali. E lavoreranno all’interno dei progetti presentati dagli enti che già ora sono accreditati per il servizio civile universale, sul territorio e nelle organizzazioni. Che cosa faranno? C’è da immaginare che potranno animare corsi di alfabetizzazione a tecnologie su cloud e produttività da remoto. Sosterranno le persone nell’approccio a nuovi strumenti di cittadinanza come l’apertura dell’identità digitale Spid, organizzeranno laboratori per i più giovani.
Il lavoro durerà dagli 8 ai 12 mesi, a seconda del progetto in cui saranno coinvolti. Per un impegno settimanale non inferiore alle 25 ore. Al progetto possono partecipare cittadini italiani, europei o non comunitari con regolare permesso di soggiorno fra i 18 e i 28 anni. Al termine del servizio tutti vedranno riconosciuto il lavoro tramite una certificazione.
L’ultimo passo formale è appunto la pubblicazione dell’avviso che consentirà agli enti di presentare entro il 29 luglio (che non è la scadenza per i volontari, ma quella per le organizzazioni che vogliono usarli) programmi di intervento per reclutare e coinvolgere i 1000 facilitatori digitali. Oltre alla consueta formazione generale di 80 ore e al momento di incontro e confronto previsto dal programma, i partecipanti riceveranno una formazione specifica a distanza a cura del dipartimento per le Politiche giovanili insieme con quello per la Trasformazione digitale.