Una nuova analisi ha indagato il ruolo dei fattori di rischio non genetici per i tumori negli under 50. E porta nuove conferme sul nesso con un maggiore consumo di carne rossa e di alcolici.
SI TORNA a parlare del nesso tra consumo di carne rossa e tumore del colon-retto, ma questa volta negli under 50. A portare nuovi dati su una questione a lungo indagata e ancora dibattuta è una analisi condotta negli Usa dalla NYU Langone Health, finanziata dal National Cancer Institute e pubblicata su JNCI Cancer Spectrum, che ha esplorato i fattori non genetici associati all’aumento del rischio di questa neoplasia nei più giovani.
Elevato consumo di carne rossa e di alcolici tra i fattori di rischio per i più giovani
Utilizzando i dati raccolti in 13 studi di popolazione, i ricercatori hanno comparato oltre 3.700 casi di tumore del colon-retto con 4mila casi controllo (persone che non hanno sviluppato la malattia) negli under 50. Lo stesso hanno fatto per la fascia di età superiore ai 50 anni, confrontando più di 23.400 pazienti con più di 35.300 casi-controllo.
Tra i più giovani, il tumore del colon-retto è risultato associato a un uso non regolare di aspirina, a un maggior consumo di carne rossa, a un basso livello di istruzione, a un consumo eccessivo di alcolici, come anche – da notare – alla totale astinenza dall’alcol. Un introito inferiore di fibre, inoltre, è stato associato in modo più forte al tumore del retto che non al tumore del colon. Ci sono anche altri fattori per i quali è stata messa in evidenza un’associazione, tra cui il diabete e un basso apporto di folati (vitamine del gruppo B) e di calcio, oltre che di fibre. Non è stata invece trovata una correlazione né con l’indice di massa corporea né con il fumo, diversamente per quanto emerge per gli over 50.
Casi raddoppiati negli ultimi 40 anni negli Usa
Lo studio parte da una constatazione: che oltreoceano l’incidenza dei tumori del colon-retto sotto i 50 anni (early-onset colorectal cancer – EOCRC) è quasi raddoppiata negli ultimi 30 anni, passando da 8,6 a 13,1 casi per centomila abitanti tra il 1992 e il 2013. Ad essere aumentati in questa classe di età – riportano i ricercatori della NYU Langone Health – sono soprattutto i tumori del retto: circa una diagnosi su 10, infatti, ha riguardato persone sotto i 50 anni. La curva cresce per i nati dagli anni Sessanta in poi, sia negli Usa sia in Canada, in Australia e in Giappone. Da quegli stessi anni – fanno notare gli autori – si sono verificati anche i principali cambiamenti nella dieta, con una diminuzione del consumo di verdura (a eccezione delle patate) e della frutta, e un aumento del consumo dei cibi processati e dei soft drink.
Molte ricerche negli ultimi anni hanno esplorato il ruolo della dieta e di alcuni alimenti in particolare, come anche del sovrappeso, dell’obesità e di uno stile di vita sedentario. Una recente metanalisi pubblicata su Jama Open, per esempio, ha passato in rassegna le evidenze scientifiche sulle correlazioni tra rischio di tumore, alimenti e tipi di diete, definendo come “convincenti” quelle con elevati consumi di carne rossa e alcolici, mentre un elevato apporto di fibre si è confermato protettivo.
Un altro studio condotto dalla International Agency for Research on Cancer (IARC) e pubblicata su BMC Medicine ha invece trovato che il ruolo del peso e dell’indice di massa corporea (BMI) è diverso per gli uomini e le donne. Un elevato BMI sembra essere più pericoloso per i primi, mentre un eccessivo rapporto vita-fianchi (una misura del grasso addominale, che si calcola dividendo la misura del girovita per la circonferenza a livello dell’anca) lo sarebbe per le seconde.
Italia in controtendenza: i casi diminuiscono
Negli Usa, l’American Cancer Society ha già raccomandato di portare l’inizio dello screening a 45 anni invece che 50, e anche in Europa i dati sull’aumento dell’incidenza negli under 30 sono bene noti. In questo quadro, il nostro paese rappresenta un’eccezione. Il numero di casi di tumori del colon-retto è infatti in diminuzione: è calato di ben il 20% negli ultimi 7 anni, passando da 53 mila a 43 mila l’anno. Tanto che gli oncologi parlano di un ‘caso colon-retto’. Questi dati si devono – secondo gli esperti – alla diffusione degli screening che permettono di identificare e asportare i polipi prima che si sviluppino in tumori veri e propri, servendo quindi come strumento di prevenzione, oltre che di diagnosi precoce.