Paolo Bonanni, docente di Igiene e Sanità, introduce l’impatto dei vaccini nel ridurre la malattia invasiva nei più vulnerabili.
Una panoramica delle varie strategie di immunizzazione con i vaccini Men B a 4 componenti nei neonati e negli adolescenti, dall’Australia all’Italia e altri Paesi europei, mostra come “oggi abbiamo evidenze forti del profilo di sicurezza ed efficacia dei vaccini, ma anche valutazioni sul rapporto costo-efficacia di questa vaccinazione, che mostrano un profilo favorevole in tutti i Paesi se si tengono in conto tutti i fattori, dalle sequele a lungo termine della malattia all’impatto sui costi sanitari e alle ricadute sulle famiglie, quindi considerando il carico complessivo della malattia nelle valutazioni economiche”, spiega Bonanni.
In Italia, illustra l’esperto, “la vaccinazione con 4cMenB ha mostrato un’alta copertura ed efficacia. Si è preferito evitare di somministrarlo insieme ad altri, ma questo potrebbe cambiare perché in gran parte delle regioni si sta passando allo schema 2+1”. Si è “osservato anche il beneficio di una somministrazione più precoce. Dove si cominciava a un’età inferiore, si è registrata una riduzione relativa dei casi più elevata, evidenziando l’importanza di cominciare” con le iniezioni scudo “prima dell’età in cui si registra il picco della malattia (cioè fra i 5 e gli 8 mesi)”.
‘Covid aggiunge nuove sfide, importante garantire programmi di immunizzazione di routine’
“In questo mondo dominato da Covid abbiamo visto delle conseguenze inaspettate che ci mostrano come sia essenziale garantire i programmi delle vaccinazioni di routine. Abbiamo visto riduzioni nei mesi di lockdown e non possiamo lasciare nessuno indietro”, evidenzia Federico Martinón-Torres, dell’Hospital Clínico Universitario de Santiago. “Se Sars-CoV-2 è un virus che ha un indice riproduttivo di base (R0) di 2-4, non dobbiamo dimenticare che alcuni dei microrganismi dai quali siamo protetti con la vaccinazione di routine sono anche più pericolosi in termini di trasmissione, e di mortalità nei bambini”. Vanno considerate anche le “ulteriori sfide” che il Covid può portare alla prevenzione del meningococco e alla diagnosi, poiché i sintomi precoci possono essere simili.
Dall’Australia del Sud, che nel 2012-2016 aveva il più alto tasso di malattia da meningococco del Paese, arrivano invece dati sui vaccini anche negli adolescenti. Qui l’iniezione scudo 4cMenB è indicata per l’immunizzazione attiva a partire dai 2 mesi di età. Il primo programma per neonati e per adolescenti è stato introdotto nell’Australia meridionale dall’ottobre 2018. A due anni di distanza, i dati mostrano un’efficacia del “93,4% nei neonati”. Mentre “nessun caso è stato osservato negli adolescenti vaccinati (efficacia 100%)”. Ma è stata valutata anche la protezione incrociata contro la gonorrea: “A 2 anni dall’introduzione del programma di vaccinazione dati preliminari segnalano un’efficacia del vaccino contro la gonorrea nei 15-20enni (29,2%)”. Il vaccino non è attualmente indicato per prevenire le infezioni di questo tipo. Ma gli studi proseguono, anche su altri fronti.