L’isolotto risulta abitato fin da epoche remote, data la sua posizione prossima a Cagliari e la fertilità delle sue terre pianeggianti, ma soprattutto grazie alla sua posizione sullo stagno ricco di pesce. Esistono infatti numerosi ritrovamenti archeologici risalenti al periodo punico e romano
Fino agli anni settanta l’isola di Sa Illetta era collegata al litorale di Giorgino da una strada comunale che la attraversava per dirigersi poi verso la località Macchiareddu.
A seguito dei lavori per il porto canale di Cagliari è stata in gran parte sepolta da grandi riporti di terra, in particolare sul lato sudovest, e la sua superficie di terra non alterata, è passata dagli originali 160 ettari a 40. Dagli anni ottanta è anche attraversata dal nuovo tratto a quattro corsie della Strada statale 195 Sulcitana.
Mentre sono numerose le notizie storiche relative all’isolotto di Sa Illetta, assai carenti risultano quelle relative alla chiesetta di San Simone. Infatti le prime notizie storiche relative alla chiesetta risalgono ad un documento del ‘300 conservato all’Archivio storico di Cagliari.
In antichità si accedeva all’isola via mare dal litorale di Sant’Avendrace Porto Scipione. Si hanno notizie delle rovine di un Ponte Romano in corrispondenza della Scaffa che probabilmente univa l’isoletta alla terra ferma.
Nel 1920, con l’insediamento delle nuove saline Contivecchi, si costruisce la Strada Litoranea per Macchiareddu che passava proprio nell’isoletta di Sa Illetta.
Negli anni ’70 nasce la nuova Strada Statale 195 che oggi collega Sa Illetta alla città di Cagliari attraverso il ponte della Scaffa. I primi dati storici documentali risalgono alla seconda metà del ‘300 e sono custoditi presso l’Archivio Storico di Cagliari, portati alla luce da Marina Valdes che con lavoro certosino è riuscita a ricostruire la storia di Sa Illetta e della Chiesa di San Simone.
Per quanto nel suo odierno aspetto la Chiesa, piccola e suggestiva, sia riferibile ad un periodo compreso tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, l’impostazione semicilindrica dell’abside testimonia senz’altro una più antica fase preromanica.