Plastica monouso, dal 3 luglio nuove restrizioni

Tra un mese entra in vigore la direttiva europea recepita dall’Italia ad aprile ad amplissima maggioranza in Senato. Verrà abolita la plastica monouso, a meno che non si tratti di materiale riciclabile.

Dal 3 luglio dovranno essere al bando bastoncini cotonati, posate e piatti di plastica, cannucce, bastoncini per palloncini, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo. Questi ed altri oggetti prodotti con plastica monouso sono inseriti nelle linee guida dell’Unione europea. Riguardano l’applicazione della direttiva 904 del 2019, la cosiddetta Sup (Single Use Plastic). E’ la norma che prevede la messa al bando dal 2021 delle plastiche più inquinanti. Le linee guida agitano non poco il governo italiano, a sua volta agitato dall’industria del settore per bocca dello stesso presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Il motivo è semplice: nonostante la direttiva sia del 2019, solo ora – a un mese dall’entrata in vigore – si capisce la portata di un provvedimento che – come sottolinea la Commissione europea in una nota – intende “promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli di business, prodotti e materiali innovativi e sostenibili“.

I prodotti con alternative senza plastica

Il governo europeo spiega tra le altre cose che i prodotti selezionali sono quelli che hanno sul mercato “alternative convenienti senza plastica”. Invece, per altri prodotti in plastica, come attrezzi da pesca, sacchetti di plastica monouso, bottiglie, contenitori per bevande e alimenti per il consumo immediato, pacchetti e involucri, filtri per tabacco, articoli sanitari e salviettine umidificate, si applicano misure diverse che portano alla “limitazione del loro uso, la riduzione del loro consumo e la prevenzione dei rifiuti attraverso requisiti di etichettatura, schemi di responsabilità estesa del produttore (‘principio chi inquina paga’), campagne di sensibilizzazione e requisiti di progettazione del prodotto”.

Il Green Deal europeo

Il vicepresidente della commissione Frans Timmermans ha affermato più chiaramente che “ridurre l’uso della plastica monouso aiuta a proteggere la salute delle persone e del pianeta. Le regole dell’Unione europea sono un traguardo fondamentale nell’affrontare i rifiuti marini. Stimolano anche modelli di business sostenibili e ci avvicinano a un’economia circolare dove il riutilizzo precede l’uso singolo. Questo è l’obiettivo del Green Deal europeo: proteggere e ripristinare il nostro ambiente naturale, stimolando al contempo le imprese a innovare”.

I dubbi all’interno del governo

Ma, come detto, tutto questo non convince il governo Draghi. In particolare l’ala destra della sua maggioranza, ma non solo se è vero che proprio il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Oggi, durante un webinar, ha detto che la direttiva è “assurda, per la quale va bene solo la plastica che si ricicla. Questo a noi non può andar bene”. “L’Europa ha dato una definizione di plastica stranissimasolo quella riciclabile – ha spiegato il ministro – Tutte le altre, anche se sono biodegradabili o sono additivate di qualcosa, non vanno bene”.

“Ma nello stesso tempo – ha detto ancora Cingolani – la Ue sta finanziando grandi progetti europei per sviluppare plastiche biodegradabili. Anche a livello continentale ci sono segnali contrastanti, che vanno chiariti. La nostra comunità scientifica ha una leadership a livello mondiale sullo sviluppo di materiali biodegradabili. In questo momento, però, non sono utilizzabili dall’industria, perché c’è una direttiva europea nuova e assurda”.

Il punto è proprio che oltre alla plastica monouso nella direttiva viene inserito il bando anche per le plastiche cosiddette oxodegradabili. Si tratta di plastiche tradizionali a cui vengono aggiunti additivi per facilitarne la frammentazione per effetto di raggi ultravioletti o del calore. La frammentazione, in ipotesi, dovrebbe facilitare la biodegradazione, ma una relazione della Commissione Ue del 2018 ha concluso che non esistono elementi definitivi per parlare di una biodegradazione completa in un periodo ragionevole. Anzi, in mare anche questa particolare plastica contribuisce comunque all’inquinamento da microplastiche.

Una battaglia già vista

La battaglia su questo fronte, ad ogni modo, la porta avanti in particolare il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Il ministro aveva già posto il tema a Bruxelles con la vicepresidente Margrethe Vestager e il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. Il capo del governo Mario Draghi ne aveva parlato con la presidente Ursula von der Leyen qualche giorno prima, mentre i ministri degli Esteri, Luigi Di Maio, e della Transizione ecologica Cingolani avevano scritto proprio a Timmermans.

Lo stesso Giorgetti aveva già indicato che per l’Italia “si potrebbe pensare di porre una riserva sull’entrata in vigore” della direttiva, che “riguarda anche settori tipo quello della carta che oggettivamente non mi sembrano così negativi sotto l’aspetto ambientale come quello della plastica”. La carta è citata dalla direttiva quando è rafforzata da veli di plastica, effettivamente. Il ministro aveva auspicato che “un ripensamento e una diversa tempistica nell’uscita dalla produzione di prodotti come bicchieri e piatti di carta” dovesse essere “in qualche modo presa in considerazione”.

Il parere di Lega e FdI

Fuori dal merito specifico della questione il ragionamento di Giorgetti è che serve “una riflessione più approfondita sulla transizione ecologica“, tema centrale nell’azione del governo, almeno stando al discorso di insediamento del presidente del Consiglio. “La consapevolezza ambientale, progetto condivisibile e obiettivo da perseguire non può ignorare le conseguenze di un approccio ideologico che penalizza le industrie italiane lasciando sul terreno ‘morti e feriti’ in termini di fallimenti aziendali e disoccupazione“.

Per il ministro leghista “l’ecologia non può essere sinonimo di leggerezza condivido la difesa ambientale. La prospettiva green funziona ma dobbiamo essere capaci di creare un sistema che permetta alle nostre aziende una transizione positiva e non inutilmente traumatica”. Una posizione del tutto sovrapponibile con quella del presidente di Confindustria: “Le linee guida Ue su Direttiva SUP chiudono di fatto un intero settore industriale – dice con toni più drammatici Bonomi in un tweet – Non vedo reazione decisa e coesa da politica, sindacati, imprese. Sembra non interessi il futuro dei lavoratori del settore del packaging, eccellenza italiana nel mondo!”

Sono 50mila nel nostro Paese i lavoratori attivi nel packaging cartaceo (che sarebbe colpito quando usasse i veli di plastica (detti lining o coating). Invece, il settore della ristorazione veloce vale circa 335 miliardi di euro e dà da lavorare a 8 milioni di persone. Oltre alla Lega anche i Fratelli d’Italia chiedono uno stop della direttiva, peraltro approvata. Vale la pena ricordare che la direttiva è arrivata in Italia con la Legge di delegazione europea 2019-2020, approvata in via definitiva il 20 aprile al Senato con 215 voti favorevoli, 19 contrari e un astenuto.

About Mattia Atzeni

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