Autorizzato in Canada e Finlandia il mix di farmaci tra prima e seconda dose. Popoli (Aifa): “Ipotesi interessanti ma ci sono pochi dati. Bisognerà valutare bene sia il profilo di efficacia che di sicurezza”.
Mentre in Italia si pensa all’ipotesi di effettuare un mix di farmaci tra due vaccini anti Covid diversi tra prima e seconda dose in Canada la procedura è stata autorizzata dalle autorità sanitarie. Chi ha ricevuto una prima dose del composto sviluppato dai ricercatori di Oxford e commercializzato da AstraZeneca, per la seconda può fare ricorso a Pfizer o Moderna. Allo stesso modo, le due immunizzazione basate sulla tecnologia Rna messaggero – ossia Pfizer e Moderna – si possono alternare tra prima e seconda dose. Le autorità canadesi fanno però anche presente che sarebbe ottimale usare lo stesso vaccino per entrambe le dosi. Il mix è già autorizzato in Finlandia e ci sono studio in molti paesi per verificarne la possibilità.
Due ricerche già avviate
Due ricerche sono state già rese note: una nel Regno Unito e l’altra in Spagna. Nel primo caso – test su 830 persone- emerge che l’utilizzo di un mix di vaccini anti Covid (AstraZeneca e Pfizer) – sperimentato in Gran Bretagna – appare in grado di produrre una frequenza leggermente maggiore di effetti collaterali non gravi “a breve termine”. Questo non comporta “preoccupazioni per la sicurezza” delle persone. Lo studio – sull’uso del vaccino a Rna messaggero e quello a vettore virale – non ha verificato sostanziale differenze tra la somministrazione di una prima dose AstraZeneca e un richiamo Pfizer e quella inversa. Lo studio clinico – 673 volontari – a cura dell’Istituto Sanitario Carlos III, un organismo pubblico spagnolo, ha concluso che somministrare il vaccino anti-covid di Pfizer come seconda dose a persone che hanno ricevuto la prima di AstraZeneca è sicuro e aumenta la risposta immunitaria.
“Avere la possibilità di effettuare il mix di vaccini anti-Covid tra prima e seconda dose è un’opzione interessante e c’è un’ipotesi di un effetto incoraggiante, ma ancora non ci sono dati scientifici definitivi e pubblicati in merito” sottolinea all’Ansa la presidente della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Patrizia Popoli, rilevando che “fino a quando gli studi non saranno pubblicati non possiamo dire nulla di più e bisognerà valutare bene sia il profilo di efficacia che di sicurezza.
Una possibilità di supporto, ma ancora da valutare
Avere la possibilità di effettuare il mix di farmaci – ha spiegato Popoli – è una ipotesi interessante perché supporterebbe anche la flessibilità della campagna vaccinale e consentirebbe di proseguire comunque con la vaccinazione completa in soggetti che avessero già ricevuto la prima dose di AstraZeneca ma nei quali potrebbe essere più opportuno utilizzare un altro vaccino. In teoria è, dunque, una ipotesi senza dubbio interessante”. Tuttavia, precisa l’esperta, “i dati ad oggi disponibili sono limitati. Si è concluso uno studio spagnolo e si sa che i dati ottenuti sarebbero positivi anche se non sono ancora pubblicati. C’è poi uno studio inglese del quale sono pubblicati solo alcuni dati preliminari e descrittivi. I dati più sostanziosi con un’analisi statistica sono attesi entro giugno”. E oggi lo studio inglese è su The Lancet.
Dunque, rileva, “ancora non abbiamo studi pubblicati ed i dati inglesi sono assolutamente iniziali. Indicano una maggiore insorgenza di effetti collaterali lievi con l’utilizzo del mix di vaccini. Questi maggiori effetti collaterali potrebbero essere associati a una maggiore risposta immunitaria, ma questo è tutto da dimostrare”. Insomma, “fino a quando gli studi non saranno pubblicati non possiamo dire nulla di più, e bisognerà valutare bene sia il profilo di efficacia che di sicurezza. Sulla carta, ad ogni modo, se si confermasse efficace e sicura quella del mix dei vaccini potrebbe essere una opzione molto interessante”.