Per il Cts torna sotto esame l’uso del vaccino AstraZeneca dopo gli open day aperti anche ai giovani e i casi di trombosi verificatisi in alcune giovani donne.
Il Comitato Tecnico Scientifico (Cts) in tempi brevi potrebbe esprimersi con un nuovo pronunciamento sull’uso di AstraZeneca nella strategia vaccinale, in particolare proprio fra i giovani. Intanto le Regioni continuano a muoversi in ordine sparso, tra chi mantiene gli open day e chi li cancella, dopo i dubbi sollevati da sempre più esperti di non usarlo nei giovani.
Sollecitazioni che hanno spinto il Cts a valutare una nuova strategia, soprattutto dopo il caso di trombosi della ragazza 18enne di Genova vaccinata con AstraZeneca.
Le nuove valutazioni potrebbero portare a dei limiti di non fattibilità sotto i 30 o i 40 anni, come ha anche spiegato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, “mentre una revisione non la farei sopra i 50 anni, perché il rapporto tra rischi e benefici è indubbiamente, anche con la circolazione attuale, a favore del beneficio”.
Anche se in Italia il vaccino di AstraZeneca è “già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età”, come ha ricordato il coordinatore del Cts Franco Locatelli, molte regioni si sono mosse in ordine sparso, e continuano a farlo.
La Sardegna prosegue sulla strada già intrapresa: non utilizzare AstraZeneca fuori dalle fasce d’età previste, nemmeno in occasione degli Astra day che sono stati dedicati, nell’Isola, alla somministrazione di seconde dosi per il personale scolastico che sarà impegnato negli esami di maturità. “Sulla base dei dati pubblicati su Science ad aprile riferiti al Regno Unito, è emerso che il rischio di complicazioni gravi di questo vaccino, come la trombosi associata a trombocitopenia, tra i 20 e 29 anni era di 1,1 per 100.000, mentre il rischio di avere una forma grave di Covid per quella fascia d’età va da 0,8 a 6,9 per 100.000”, spiega l’immunologo Giuseppe Remuzzi.
Ecco perché l’Ema, continua, “ha scelto di non sconsigliare le somministrazioni per genere o fasce d’eta’, lasciando la decisione ai singoli Stati, in base alle loro esigenze”. L’Italia aveva deciso di aggiornare il bugiardino e gli avvisi raccomandati dall’Ema, consigliando il vaccino sopra i 60 anni d’età “sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte dell’elevata mortalita’ da COVID-19 nelle fasce di eta’ piu’ avanzate”.