L’orologio del clima segnerà il tempo utile per contenere l’aumento della temperatura a 1,5°, richiamo alle responsabilità per il Pianeta.
Installato in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente del 5 giugno, indica in poco meno di 7 anni (6 anni e sette mesi) il tempo utile, secondo gli scienziati del Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change, per adottare comportamenti e interventi che limitino a 1,5° gradi l’aumento della temperatura media del pianeta. Un tempo che, naturalmente, può variare a seconda delle iniziative che saranno prese a livello globale.
Una posizione, quella scelta per installare il grande display, “su un’arteria percorsa ogni giorno da moltissima gente. Si chiederanno tutti cos’è, qualcuno andrà a vedere – dice il ministro Cingolani inaugurando l’orologio del clima – Speriamo che sia di buon auspicio, sarebbe stato ancora meglio se fosse stato un contatore di CO2 ma è più difficile da fare. Segnerà il tempo che ci separa dal momento in cui potremmo annunciare che è stata raggiunta la ‘net carbon zero’, momento che dovrebbe arrivare al 2050, quando io probabilmente non ci sarò e questo è da stimolo per accelerare”.
Come nasce
Nato sulla scia della campagna internazionale inaugurata il 19 settembre 2020 dagli artisti Gan Golan e Andrew Boyd con il Climate Clock installato sulla facciata del Metronome di Union Square a Manhattan, l’orologio italiano indicherà anche la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili nel mondo, oltre a citare il pensiero di sei fra artisti, scienziati e attivisti noti per il loro impegno verso l’ambiente e la natura.
“Nei prossimi mesi ci attendono sfide fondamentali, dal G20 Ambiente, Clima ed Energia fino alla Cop26 sul clima a Glasgow, passando per la Youth4Climate e la PreCop che ospiteremo nel nostro Paese – dice Cingolani – L’orologio del clima che inauguriamo sulla facciata del Mite da oggi dialoga in contemporanea con quello già installato anche a Glasgow.
Il tempo che questi orologi indicano è il tempo che abbiamo per agire
Un tempo che possiamo invertire. La transizione ecologica è lo strumento principale per spostare queste lancette e liberarci dalla spada di Damocle dei rischi a cui ci espongono i cambiamenti climatici. L’ora che segna è l’ora della volontà”.
L’installazione ha, infatti, l’obiettivo di sensibilizzare le coscienze dei cittadini sul tema dei cambiamenti climatici, in modo che ognuno possa sentirsi parte di un percorso condiviso, che condurrà a un futuro a basse emissioni di carbonio.
Per l’amministratore delegato del Gse Roberto Moneta, “la battaglia contro il riscaldamento globale è la sfida del XXI secolo. Una sfida che richiede una decisa accelerazione per essere vinta. Le energie rinnovabili saranno le leve principali e ‘agire’ la parola chiave per esprimere quel cambiamento culturale necessario ad aggiungere tempo prezioso alla lifeline del nostro Pianeta. Promuovere lo sviluppo sostenibile è la nostra missione. Ogni azione del Gse è rivolta a incentivare e supportare cittadini, imprenditori, professionisti e Istituzioni nel percorso di transizione energetica del nostro Paese per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e al 2050. Con l’indirizzo del Mite sapremo lasciare una nuova impronta ambientale per le future generazioni”.
Iniziativa prevista dal ministero della Transizione Ecologica
L’orologio del clima rientra nelle numerose iniziative previste dal ministero della Transizione Ecologica di avvicinamento alla Conferenza sui cambiamenti climatici (Cop26) che si terrà a Glasgow, in Scozia, dall’1 al 12 novembre 2021. Il display riproduce anche alcune citazioni: “La CO2 è come il sale, indispensabile alla nostra vita, ma velenosa se in eccesso” del chimico James Lovelock; “Non abbiamo più tempo per essere pessimisti” dell’analista ambientale e fondatore del Worldwatch Institute, Lester R. Brown; “Il futuro ci giudicherà soprattutto per quello che potevamo fare e non abbiamo fatto” del regista Ermanno Olmi; “L’immutabilità è il mutare della Natura” della poetessa Emily Dickinson; “La gestione sostenibile delle nostre risorse naturali promuoverà la pace” del premio Nobel per la pace Wangari Maathai e “La Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli” del Capo nativo americano See-ahth.