L’ecosistema videoludico in Italia è stato costruito da professionisti che l’hanno sognato, realizzato e visto crescere.
Il mercato dei videogiochi in Italia vale 2 miliardi e 179 milioni di euro. Un filone d’oro che dietro gli schermi scintillanti da cui si mostra al pubblico cela figure altamente specializzate. Professionisti che hanno contribuito a edificare un’industria da quello che fino a qualche anno fa era considerato un intrattenimento per bambini.
Accademici e divulgatori che stanno formando e informando le nuove generazioni di sviluppatori e videogiocatori. Game designer, producer e sviluppatori che hanno trasformato la loro passione in mestiere e oggi realizzano mondi fantastici. Videogiocatori professionisti, manager e organizzatori eSport in grado di vincere o organizzare tornei ed eventi seguiti da centinaia di ragazzi.
E poi le nuove figure professionali, gli streamer, i content creator, donne e uomini che disegnano un ecosistema in espansione che muta costantemente.
Una lista dell’Italia con tutti i nomi, in ordine alfabetico. Alcuni: Lara “Phenrir” Arlotta; Alessandro “Stermy” Avallone; Favij; Martina “Kroatomist” Graziano; Roberta “Ckibe” Sorge; Simone “Akira” Trimarchi.
Il lockdown ha spinto in alto il giro d’affari dei videogiochi ma non a queste quote. Il 2020 è stato un anno straordinario per il settore che ha superato per la prima volta i due miliardi di euro con una crescita del 21,9% rispetto al 2019. Tuttavia i videogiocatori sono rimasti sostanzialmente gli stessi con 16,7 milioni di persone che si sono cimentate con i videogiochi nel corso dell’anno. Quindi i giocatori hanno giocato di più. Molto di più, quasi mezzora in media di più.